Un provvedimento significativo quello rivolto alle botteghe storiche e a tutto il settore artigianale che a Terracina presenta comunque elementi contrastanti. È nel centro storico della Terracina vecchia dove si registrano le maggiori difficoltà. “Si vedono ragazzi giovani svolgere i mestieri di una volta?”, chiede Assunta Nocciuola, parrucchiera e terracinese doc con una attività ultra quarantennale alle spalle. “I lavori di una volta non ci sono più perché non è più conveniente e non piacciono a nessuno. Qui poi, nel borgo antico siamo rimasti in pochissimi. Le case sono tutte acquistate da turisti forestieri che vengono solo per le vacanze. Di conseguenza gli unici esercizi commerciali che resistono sono quelli che lavorano alla ristorazione turistica”. Chi ha già passato il testimone è Agnese Cimaroli, per tutti Agnesina, fornaia che da un mese ha ceduto la gestione della storica bottega. La sua è una vita tutta casa e bottega, tanto che solo una rampa di scale dividono il laboratorio dei dolci all’abitazione. “Dopo 53 anni adesso mi riposo – sorride Agnese –, anche se ho visto svuotarsi il centro storico di anno in anno”. La bottega del calzolaio Franco Cardarelli ha lasciato il tempo fuori dal portone, appena prima di arrivare nella piazza del Comune. Classe 1939, “vive” nel suo laboratorio da 58 anni dopo aver fatto pratica per circa dieci anni. “Questo potrebbe essere l’ultimo anno di lavoro – racconta Franco –. Sono generazioni in cui non c’è passione per il proprio lavoro e la crisi del borgo ne è testimonianza. Io sono l’ultimo artigiano che resiste ancora. Negli anni di attività ho avuto tanta soddisfazione dai clienti. Entravano nella mia bottega, sceglievano il modello e il materiale, poi ero io a costruire la scarpa dall’inizio alla fine. Facevo scarpe su misura, disegnate sulla forma del piede. Oggi la cosa è impensabile, si cerca solo il guadagno e tanti lavori come il mio sono destinati a finire”.
Scendendo dalla parte alta, sono molti gli artigiani che da dietro al bancone non hanno voglia di parlare. “Tempi duri per i restauratori e i falegnami di mobili tradizionali”, dichiara uno storico arredatore e artigliano del legno. “Il problema è culturale. La politica del basso costo e della vendita all’ingrosso della grande distribuzione hanno ucciso il settore con dei prezzi imbattibili”. Ripercorrendo la storia di Terracina, è dalla metà del secolo scorso che la città bassa ha conosciuto lo sviluppo attorno alla pesca e alle lavorazioni collaterali. “È dagli anni ‘50 che i vigneti hanno iniziato a svuotarsi e i terracinesi hanno iniziato a considerare il mare e la pesca come risorsa economica”, raccontano i gestori di Mori Mare, storico negozio di articoli del mare ormai da 4 generazioni. “La nostra famiglia ha iniziato negli anni del dopoguerra con una officina meccanica poi specializzatasi nei motori per le barche. Oggi conserviamo la nostra tradizione arricchendo la nostra attività con un’offerta di prodotti per gli sport in mare e la pesca”. Nel negozio, molto caratteristico è il mobilio, lo stesso usato nell’officina meccanica, opportunamente restaurato e adattato per le esigenze attuali. Risalendo il fiume si incontrano diversi laboratori artigianali. Il negozio di cornici Colibrì arte quest’anno festeggia i 38 anni di attività nel campo della produzione di vetrate artistiche e valorizzazioni dei quadri. Sull’atra sponda del fiume si trova la bottega della sarta Anna Maria Lauri. Una sartoria a tutto tondo, capace di disegnare e cucire un abito su misura oltre a eseguire le piccole riparazioni.
L’artigianato di Terracina vanta eccellenze anche nelle creazioni delle ceramiche e delle sculture. Il ceramista Alessandro Alla, alla guida di EOS ceramiche sfoggia una tradizione ultraventennale. Un artista che trae ispirazione dall’arte lontana della Sicilia, dove l’artigiano ha origine. Concludendo il viaggio tra alcuni dei tanti artigiani terracinese, lasciando il centro costiero e percorrendo la Pontina in direzione Roma, si va incontro alle braccia aperte della statua del Cristo della famiglia Pallotta. Qui da oltre mezzo secolo vengono tramandate le tradizioni degli artigiani del cemento. Nel laboratorio di Borgo Hermada vengono costruite le statue visibili dalla strada principale. “Le soddisfazioni vengono dai clienti – confidano i proprietari –, è dalle istituzioni che mancano le attenzioni, ma questa è la nostra vita e non ci arrendiamo nonostante le difficoltà”.