A parte i Comuni di Aprilia e Ardea, che vogliono contrastare il maxi immondezzaio, la maggior parte dei presunti rappresentanti dell’interesse pubblico tace o tergiversa sul progetto del “deposito di residui innocui” presentato dalla Ecosicura Srl. La discarica è prevista su oltre 25 ettari, a circa 6 km dal centro di Ardea, di Pomezia e Aprilia.
«DANNO ECONOMICO IRREPARABILE»
«Abbiamo presentato puntuali osservazioni presso la Regione Lazio per opporci al progetto. Le nostre rimostranze non sono di natura tecnica o ambientale, cosa già fatta da altri, a cominciare dal Comune di Aprilia e da cittadini, comitati e associazioni locali. La discarica Ecosicura arrecherebbe un danno economico rilevantissimo alla nostra società, ci distruggerebbe: perciò a chi la dovesse autorizzare chiederemmo 200 milioni di euro. Il danno sarebbe irrimediabile», ci dice il manager, costretto a non fare il nome proprio e della ditta: già solo questo potrebbe ingenerare un pregiudizio aziendale.
A differenza delle belle colture della zona, della natura, delle acque minerali di cui è ricca l’area, del turismo, dell’arte e cultura, certi business monnezzari – anche solo collegarli al proprio nome – fanno scendere di prezzo il valore degli immobili e disturbano gli affari sani. -. L’ombra del cimitero di rifiuti già si stende, a detta di questo grosso imprenditore, sulla sua storica ditta: «Avevamo in progetto di ampliarci – racconta fuori dai denti – ma abbiamo fermato certi nuovi investimenti perché non sappiamo come andrà a finire. Noi come azienda, dopo quasi 40 anni, al limite potremmo spostarci… ma che fine farebbero i nostri lavoratori?».
«ITER IMPROCEDIBILE«
Il Comune di Aprilia, che ‘ospiterebbe’ la discarica da un milione e 350mila tonnellate di rifiuti e 26.338 metri cubi l’anno di percolati, ha presentato osservazioni contrarie durissime, che devitalizzerebbero alla radice l’iniziativa di Ecosicura Srl, la quale vanterebbe un asserito brevetto di cui parla Manlio Cerroni, in una recente lettera: «Abbiamo predisposto sotto forma di ‘modello di utilità’ un brevetto con l’acronimo di D.R.In., Deposito residui innocui», scrive il 91enne ras dei rifiuti. È lo stesso padrone della discarica di Cecchina, ora candidatissima ad essere riaperta dalla Regione Lazio – o dal probabile Commissario all’emergenza rifiuti già individuato dal Tar del Lazio nel Prefetto di Roma – per la solita, scientifica emergenza a tavolino.
TACCIONO LANUVIO, ALBANO E ARICCIA. MUTA POMEZIA
Sul nuovo, gigantesco immondezzaio ai piedi dei Castelli Romani, abbiamo chiesto lumi a sindaci e amministrazioni di Ariccia, Albano e Lanuvio: nessuna risposta. Stesso silenzio da parte delle Asl Roma 6 e di Latina, dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale e del Ministero dei beni culturali.
Enti tutti convocati alla Conferenza dei servizi del 29 maggio.
Nulla abbiamo poi sentito dagli ormai ex amministratori di Pomezia prima che svanisse l’Amministrazione Fucci.
Conferma la sua assoluta contrarietà invece Mario Savarese, primo cittadino di Ardea: «Andremo senz’altro alla Conferenza, anche perché quella del 29 maggio è l’unica seduta – dice al Caffè – consegneremo la nostra memoria ostativa che oppone rilievi da un punto di vista tecnico ambientale: ci riserviamo la “bomba” per quel giorno…».