PUGLIESE IL PENTITO RACCONTA TUTTO
Pugliese, figlio del presunto capo clan Costantino Cha Cha Di Silvio e particolarmente legato a Massimiliano Moro, pregiudicato ucciso nell’ambito della cosiddetta guerra criminale del 2010, ha dichiarato che Maietta e i suoi presunti prestanome lo avrebbero aiutato quando era in difficoltà economiche per un debito di gioco e doveva restituire dei soldi a Carmine Ciarelli. “Moro – ha specificato il pentito – disse a Ciarelli che avrei pagato il debito e che in caso di difficoltà avrebbe pagato lui per me. Il giorno dopo andammo da Maietta Pasquale e Moro gli rappresentò del mio debito chiedendogli soldi. Nell’ufficio c’era Noce Roberto, che intervenne fornendomi quattromila euro. Io avevo già una macchina che avrei venduto per estinguere il debito, ammontante a 24mila euro. Noce mi disse che non sarei dovuto più andare da Maietta e mi prestò i soldi col patto di restituirli”. Un passaggio che evidenzia il rapporto dell’ex deputato con la malavita a partire già da oltre otto anni fa e al di là di quello di amicizia con Costantino Di Silvio.
CALCIO E POLITICA: I GIOCATORI, LEMMA, APRILE E DI GIORGI
Il collaboratore di giustizia è poi entrato nel merito della vita del club. “Potrei parlarvi – ha detto – del Latina Calcio e dei pagamenti in nero dei giocatori fatti da Maietta per il meccanismo della Salary Cup. Alcuni giocatori del Latina Calcio che conoscevo, tra cui Guezal, Sanderra, Ristoski, Jefferson, Corvia, Scaglia. Tra i motivi per cui Lemma Davide se ne è andato dal Latina Calcio c’è questo, perché i giocatori andavano da lui a chiedergli il pagamento dei soldi in nero e Maietta si negava”. Poi, più nel dettaglio, il ruolo della malavita nel club nerazzurro: “I miei parenti, e in particolare la famiglia Morelli, Viola Francesco ed altri gestivano la campagna elettorale grazie a Maietta. Incontravo Maietta tutti i giorni, quando mangiavo al suo bar L’Angolo del Caffè. Mi promise che mi avrebbe fatto assumere alla Latina Ambiente, poi non se ne fece nulla. Poi mi disse che mi avrebbe fatto assumere alla Recoma di Aprile tramite Fanciulli Giovanni. Una volta mi chiese di trovare una persona che aveva fatto minacce a casa sua citofonandogli, mi fece vedere il video delle telecamere e mi chiese di aiutarlo”. Ancora: “Lui prima di denunciare alle forze dell’ordine chiedeva a me e a mio padre. I danni nel Latina Calcio li ho saputi quando si è dimesso Lemma Davide. Maietta ci faceva entrare gratis allo stadio. Spedivano al Campo Boario i biglietti per me e i miei amici”. Sempre su calcio e politica: “L’assunzione presso Recoma mi venne proposta circa un anno dopo essere uscito dal carcere. So che Maietta e Aprile sono grandi amici, lui aveva una squadra che era il Sermoneta Calcio, con cui abbiamo fatto delle partite con il Campo Boario. Aprile è subentrato nel Latina Calcio non so sulla base di quali accordi. Ricordo che Di Giorgi faceva quello che diceva Maietta, ricordo che per l’assunzione presso la Latina Ambiente il segretario di Di Giorgi annotò il mio nome su un foglio dentro un bar. Ricordo quando è uscito dal carcere Di Giorgi che gli ho chiesto come era stato da detenuto e mi disse che Zof Alessandro lo aveva trattato benissimo”.
CAPO ULTRAS A 1800 EURO AL MESE, GIOCATORI SOTTO CONTROLLO
Infine il ruolo appunto nel dettaglio della mala allo stadio: “Giancarlo Alessandrini prendeva 1.800 euro al mese come capo ultras del Latina Calcio. Il segretario del Latina Calcio, su disposizione di Maietta, consegnava una busta con dentro i soldi in contanti. Dopo l’arresto di Viola, Alessandrini passava la metà di questi soldi mensilmente a Viola Francesco. I soldi erano dati per fare gli striscioni, per le trasferte e l’organizzazione della tifoseria. Io non accettavo questo ruolo di Alessandrini, tant’è che chiesi al vecchio capo ultras del Latina Calcio, tale Elvis, se voleva tornare allo stadio a fare il capo ultras, ma lui mi disse che era stato allontanato da mio padre perché era sgradito a Pasquale Maietta. Viola Francesco era il capo della curva della tifoseria del Latina Calcio. Lui decideva se si doveva contestare o andare a prendere qualche giocatore per rimetterlo sulla strada giusta, tipo se si distraevano per pub o con ragazze. In quel caso Viola sapeva dove trovare i giocatori del Latina e gli contestava tutti i fatti dicendo di comportarsi in modo da giocare bene altrimenti li avrebbero menati. Viola l’ha messo lì mio padre. Lo stesso ruolo di Viola ce lo aveva Giancarlo Alessandrini, sempre messo da mio padre. Quando sono uscito di carcere nel 2013 già li ho trovati lì a svolgere questo ruolo di gestione della curva e della tifoseria. Ricordo che all’entrata delle partite in segreteria c’era una busta messa a disposizione da Maietta per Viola con i biglietti che lui poteva dare gratis alle persone che decideva di volta in volta. Peraltro Viola non utilizzava i 1.800 euro effettivamente per le spese delle trasferte ma li intascava”. Altri elementi che mostrano quanto il Latina in serie B sia stato più un incubo che un sogno.
Clemente Pistilli