REGOLE DA RISPETTARE
Il piano messo a punto dal Governo prevede che la gestione dei centri venga affidata alle cooperative per circa 35 euro giornalieri a migrante. La somma include le spese per il mantenimento della struttura d’accoglienza, la fornitura di beni e servizi di prima necessità, l’organizzazione di corsi di formazione utili all’inserimento nella comunità e la corresponsione del pocket money giornaliero di 2,5 euro agli ospiti. All’interno dei centri, in particolare in quelli più affollati, le difficoltà interpersonali e le problematiche funzionali sono alla base di inevitabili malumori.
SE QUALCOSA NON QUADRA
Nei mesi scorsi un guasto all’impianto idrico di un centro ha tenuto oltre 30 migranti senza acqua per 4 giorni e la rottura di un bagno li ha costretti a vivere con un solo servizio igienico per diverso tempo. In un altro caso, la ragione dei nervosismi sarebbe stata l’arroganza e la prepotenza di un ex migrante, inspiegabilmente nominato gestore della struttura d’accoglienza senza alcuna competenza specifica peraltro con una situazione contrattuale poco chiara. Tra le disfunzioni portate all’attenzione dei professionisti dello sportello legale di Latina compare anche la richiesta di pagamento avanzata da una cooperativa nei confronti dei frequentatori delle lezioni del corso di italiano inserito nel contratto d’appalto come gratuito e la corresponsione del pocket money agli ospiti tramite schede telefoniche invece che mediante accredito su postepay.
CACCIATI (E CONDANNATI)
“In casi come questi, in cui vi sono registrate proteste da parte dei migranti, la soluzione maggiormente utilizzata è stata l’immediata revoca delle misure di accoglienza e la conseguente cacciata dal centro d’accoglienza”, dichiara l’avvocato Elio Zappone dello sportello legale, che precisa che la responsabilità è delle Prefetture. “Senza entrare nel merito dei casi specifici, è palese che tali provvedimenti, condannando i destinatari alla vita di strada, invece di risolvere il problema, lo amplificano, trasferendolo al di là della recinzione del centro d’accoglienza con l’inevitabile ricaduta sull’intera comunità. I risvolti del fenomeno sono visibili presso i luoghi di aggregazione come la stazione ferroviaria e quella degli autobus o nei luoghi simbolo di marginalità sociale come le mense solidali, la stazione o il dormitorio comunale di Latina”.
SE È LA COOP A SBAGLIARE
L’attuale quadro normativo prevede che le Prefetture, quali Enti responsabili, siano competenti anche nella valutazione organizzativa delle cooperative istanti. “In tal senso – precisa Zappone – ben vengano i provvedimenti con cui si dispone il graduale svuotamento delle strutture con la dislocazione degli ospiti presso altri centri virtuosi dediti all’accoglienza. Questo è quanto è avvenuto a novembre del 2017 nei confronti di una cooperativa del capoluogo in cui palesemente non erano rispettati i parametri stabiliti dal contratto di appalto. Tuttavia, bisogna chiedersi cosa ne sarà di tutti quei migranti cacciati da quella struttura risultata inidonea e che ora girovagano per la nostra provincia senza una meta”.
Simone Tosatti