Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Roma, ad Aprilia era stata costituita un’organizzazione criminale, che aveva trasformato una vecchia cava di pozzolana nei pressi della Pontina in una discarica illegale di rifiuti. Accuse che a luglio dello scorso anno avevano portato la polizia stradale apriliana e la squadra mobile di Latina ad arrestare 22 indagati. Un blitz compiuto al culmine delle indagini durate due anni.
A gestire la discarica, per la Dda, sarebbe stata una coppia di Aprilia, Antonino Piattella e Roberta Lanari, insieme al figlio, Riccardo Piattella. Un gruppo che avrebbe operato tra Aprilia e i Castelli Romani. Riccardo Piattella, “oltre a ricevere gli appuntamenti per gli sversamenti dai singoli conferitori – specificarono gli investigatori al momento degli arresti – si occupava anche di manovrare personalmente escavatori e trattori stradali per provvedere allo scarico e all’interramento di enormi quantitativi di rifiuti”. Tutto tramite otto società a responsabilità limitata della famiglia Piattella, che avrebbe anche investito i proventi dell’ecobusiness in attività lecite. Rifiuti che provenivano da aziende delle province di Roma e Latina, smaltiti da imprenditori che in tal modo ottenevano notevoli risparmi. Oltre ai Piattella, vennero così arrestati responsabili delle ditte coinvolte negli smaltimenti illeciti e trasportatori. Vennero infine sequestrati beni per 15 milioni di euro: 9 società, 11 quote societarie, 37 terreni, 7 case, 8 fabbricati industriali, 7 locali di deposito e 60 autovetture e mezzi d’opera aziendali, oltre a numerosi rapporti bancari e a 200mila euro circa delle aziende che sversavano illegalmente rifiuti nella vecchia cava.