Ben prima che venisse posta in liquidazione Banca Etruria, l’avvocato D’Aniello, che aveva un conto corrente nella sede di quell’istituto a Latina e che nel 2008 aveva acquistato azioni della banca, aveva intuito che più di qualcosa non andava bene. Ricevuti i primi documenti sull’investimento fatto, il legale aveva infatti notato che quei titoli venivano indicati come “a rischiosità alta”. Precisando di non aver minimamente avuto tale informazione al momento dell’acquisto, caldeggiato dall’istituto di credito specificando che avrebbe portato diversi vantaggi al cliente, l’avvocato aveva così chiesto subito alla banca la risoluzione del contratto. Ma invano. Ogni tentativo di soluzione bonaria della vicenda è risultato vano ed è caduto nel vuoto anche un esposto fatto dal legale a Bankitalia, in cui specificava che appariva anomalo l’azzeramento di azioni di un istituto di credito italiano. In pratica l’ennesimo campanello d’allarme per Palazzo Koch, che dopo il crac sosterrà invece sostanzialmente di non aver avuto informazioni su sofferenze di Banca Etruria e che quando aveva rilevato i primi problemi era intervenuto.
D’Aniello nel 2012 ha così imboccato la strada del contenzioso civile, chiedendo al Tribunale di Latina di disporre la risoluzione del contratto e la restituzione della somma che aveva investito. Una richiesta accolta dal giudice Biava, che l’ha indicata come “fondata e meritevole di accoglimento”. Banca Etruria, secondo il Tribunale, è “incorsa in un grave inadempimento, per non aver correttamente informato il cliente dei rischi connessi e derivanti dall’operazione finanziaria” compiuta. Quanto era stato rappresentato all’avvocato D’Aniello, confermato da responsabili dell’istituto di credito nel corso del giudizio, sarebbe inoltre stato “a dir poco suggestivo e pressante” e l’investitore, non appena avute le prime notizie sulla rischiosità delle azioni, aveva subito contestato l’operato della banca. Un contenzioso avviato sei anni fa, tre anni prima del crac, e con una modalità che se seguita da altre vittime del crollo dell’istituto di credito avrebbe forse potuto consentire loro di recuperare i risparmi di una vita andati in fumo.