Nuova bocciatura per il gigantesco polo dei rifiuti “Ecoparco Srl” previsto a Lazzaria: il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha respinto il ricorso della società che chiedeva di annullare il “no” espresso dalla Regione Lazio con il parere negativo in sede di valutazione di impatto ambientale. Lo ha deciso la Sezione prima quater con sentenza n. 5076 pubblicata l’8 maggio, condannando la società a rifondere mille euro per le spese di lite alla Regione. L’operazione bocciata prevedeva, nell’ex cava di pozzolana ai piedi di Velletri: una discarica da 2 milioni di metri cubi; un impianto TMB per dividere e sminuzzare 100mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati; un cosiddetto “bio” gas da 40mila tonnellate di rifiuti l’anno e un centro per trattare 30mila metri cubi di rifiuti speciali liquidi l’anno (percolati). Il tutto sulle falde idriche che danno acqua a molti pozzi privati, abitazioni rurali e coltivazioni anche pregiate, oltre che agli acquedotti di Aprilia, Anzio, Nettuno e in parte di Latina nord e Cisterna. I giudici Salvatore Mezzacapo, Anna Bottiglieri e Fabio Mattei, sottolineano anche le pericolose eredità che ammorbano l’area: “il provvedimento (con cui la Regione ha respinto il progetto, ndr) riferisce che l’area interessata dal progetto risulta sottoposta ad accertamenti giudiziari per violazioni al Codice dell’ambiente che hanno reso necessario il sequestro, tuttora in essere, dell’area stessa, e che all’interno delle aree di cava risulta essere stata individuata anche un’area di smaltimento di rifiuti di varia natura, oggetto di ulteriore accertamento”. Nella zona si trova anche l’ex discarica comunale di Velletri mai bonificata, che continua a produrre milioni di litri di percolato. Scoperta e resa nota dal giornale il Caffè nell’agosto 2014 (certi atti e progetti spuntano di solito in piena estate o nelle vacanze natalizie) l’iniziativa Ecoparco ha scatenato una civile ma determinata reazione di residenti e agricoltori locali. Contro il progetto hanno presentato osservazioni i Comuni di Velletri (che del resto punta a farsi un proprio impianto da 30mila tonnellate l’anno proprio a Lazzaria, accanto all’ex discarica comunale, insieme ad Albano), ma pure quello di Aprilia e Anzio. Muti gli altri Comuni castellani. Sui rischi originati dai percolati della vecchia discarica veliterna e sull’ex cava usata per interrare illegalmente rifiuti, continua a restare un cono d’ombra. Da anni i cittadini e gli agricoltori chiedono verità sulla qualità dell’acqua in quella zona, ma non arrivano risposte chiare, complete e convincenti. Perché? L’Asl Roma 6 e l’Arpa Lazio si sono limitate a rispondere al Caffè che è in corso un’indagine giudiziaria. Quanto durerà? Quando si potrà avere la dovuta e trasparente informazione?
Francesco Buda
10/05/2018