METÀ DEL MALLOPPO A 15 TESTATE
I beneficiari sono 302 testate, ma il grosso del bottino se lo sono diviso una manciata di quotidiani. 15 giornali professionali – che registrano ciascuno sussidi diretti da un milione di euro in su a testa -, concentrano più della metà dell’intero importo concesso ultimamente (quasi 35 dei totali 62,4 milioni per il 2016). Campione di incassi si conferma il quotidiano dei Vescovi Avvenire, che festeggia così i suoi 50 anni: 5 milioni e 990mila euro (l’anno prima ne ha presi 4,6).
Dai religiosi al dio denaro, secondi e terzi in classifica – categoria “liberisti coi fondi altrui” specialità “imprenditori privati coi soldi pubblici” – troviamo Italia Oggi, giornale di economia, finanza e fisco con oltre 4 milioni e 844mila euro, seguito dal mitico Libero. Il quotidiano di Vittorio Feltri, incassa più di 3 milioni e 760mila euro. Al quarto posto i profeti dell’economia di Stato: lo storico quotidiano comunista Il Manifesto supera i 3 milioni di sussidi. Rispetto al precedente diluvio di sussidi, quelli per l’annualità 2015, queste imprese editrici registrano tutte importi aumentati. Anche di oltre la metà: è il caso di Latina Oggi, che prende adesso un milione 514mila euro a fronte dei 966mila della penultima erogazione. Restando al locale in àmbito laziale, La Provincia di Civitavecchia, Fiumicino e dintorni prende 173mila euro, il doppio di quel che si aggiudica stavolta Il Granchio, il giornalino di Nettuno.
POLITICI E DINTORNI
Nella lunga lista delle pubblicazioni foraggiate continuano a figurare altri soliti habitué. Il Secolo d’Italia , l’ex giornale della defunta Alleanza Nazionale, con 639mila euro. Ai tempi di Gianfranco Fini prendeva più di tre milioni l’anno, con circa 700 copie vendute al giorno (solo per 260 giorni l’anno). Immancabile anche La Discussione, il quotidiano fondato da Alcide De Gasperi, che vanta tra gli ex direttori politici Paolo Cirino Pomicino. Ci sono pure l’irremovibile A.R.E.A della destra sociale e il Roma (che esce a Napoli… ) in passato in mano al politico destrorso Italo Bocchino e oggetto di inchieste giudiziarie per truffe poprio sui sussidi pubblici, come anche Latina Oggi ai tempi di Ciarrapico, Libero e il Riformista ai tempi del deputato imprenditore della sanità Angelucci o il quotidiano La Provincia di Latina e Frosinone. E poi pagine dialettali e parrocchiane, buddiste o protestanti, sport, ex avieri, minoranze linguistiche e via dicendo, anche testate che è difficilissimo o impossibile leggere in Italia, perché diffuse solo o prevalentemente all’estero (oltre 2,8 milioni di euro di contributi per il 2016). Decine le pubblicazioni legate a realtà benefiche e di volontariato meritevoli: totalizzano poco più di 5,6 milioni di euro. Somma a cui si aggiunge circa un milione di euro alle 33 testate per non vedenti. Sono di solito realtà senza scopo di lucro che non vendono spazi pubblicitari, che prendono piccoli importi, spesso di poche migliaia di euro. I 10 giornali di altrettante associazioni di consumatori si aggiudicano quasi 509mila euro.
OLTRE 1 MILIARDO E MEZZO DI EURO IN 12 ANNI!
Il conto aggiornato ad oggi sfonda il tetto di un miliardo e mezzo di euro assegnato dai diversi governi ai giornali dal 2004 finora.
Mille e 529 milioni e rotti, una somma a dieci cifre che si fa fatica a capire se scritta tutta a numero. Il conto è comunque parziale, visto che ci sono altre provvidenze per l’editoria impossibili da quantificare nel loro insieme. Intanto le classifiche internazionali ci dicono che siamo una nazione dove la stampa è “parzialmente libera” (fonte istituto Freedoma House). Qui pubblichiamo la lista con le 54 testate di imprese editrici che incassano quasi l’intera quantità dei contributi diretti sganciati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non ci trovate quelle della Medium, l’editore dei sei giornali Il Caffè (di Roma, di Latina, di Aprilia, dei Castelli Romani, di Anzio e Nettuno e di Ardea e Pomezia) più Il Caffè on line e la rivista Acqua&Sapone, il mensile nazionale anch’esso distribuito gratuitamente. Semplicemente perché per fare i nostri giornali non abbiamo mai voluto un centesimo di quei sussidi.
Non esiste più L’Unità, il quotidiano comunista, ma rimane imbattibile nella mungitura di sussidi statali con una marea di copie invendute e mandate al macero: incassava anche più di 7 milioni di euro in un solo anno. Circa 154 milioni di euro in tutto, dal 1990 al 2014. Compreso il periodo in cui gli eredi del Pci, diventati Pd, si erano messi insieme – da separati in casa – con la Margherita: mungevano con l’Unità, succhiavano con il giornale Europa. La testata dei postdemocristiani, rutelliani e dintorni ha preso 29 milioni dal 2004 al 2014. Altro che religione oppio dei popoli: soldi pubblici oppio di politici e stampatori.