Un patrimonio che si estende su 460 ettari, fino al Raccordo, e si congiunge con l’Agro già vincolato, fino al mare, ai confini con Pomezia e Castelli Romani e Parco dell’Appia Antica. L’altra iniziativa per tamponare l’assalto delle gru è l’istanza alla Regione Lazio affinché dichiari Monumento naturale l’area del Fosso della Cecchignola, meno ampia.
CHE FARÀ LA REGIONE?
Per questa seconda richiesta c’è ora una certa attesa visto che sono decorsi i termini utili per eventuali osservazioni: alla vigilia delle elezioni dello scorso 4 marzo, la Regione Lazio ha accolto la richiesta, ma al ribasso, tagliando fuori dalla possibile tutela circa un terzo del territorio interessato. Perciò più di qualcuno ha protestato e presentato osservazioni insistendo per l’accoglimento integrale della richiesta di vincolo così come formulata da associazioni e IX Municipio. Anche in questo caso a farsi sentire in queste vicende è una nutrita pattuglia di realtà associative aderenti al Gruppo Territorio Ambiente. G.T.A., forti di diverse professionalità del campo, architetti, urbanisti, archeologi,
E IL MINISTERO?
La richiesta al Mibact per la dichiarazione di notevole interesse pubblico è stata inoltrata dalle associazioni AttivaMente Cecchignola, Cecchignola Vivibile, Piazza Cerva e dintorni, La Vigna, Gentes, Quartiere Dalmata, Coordinamento Agro Romano Bene Comune.
L’intento, spiegano dal G.T.A., “è di completare la protezione dell’Agro Romano Meridionale (già soggetto in larga parte a tale Dichiarazione) estendendone la tutela alla sua porzione settentrionale e di valorizzare la sua funzione di cerniera fra il Parco dell’Appia Antica e la Riserva naturale Laurentino Acqua Acetosa”. Un “atto necessario per compensare in termini ambientali l’enorme quantità di metri cubi (compresi tra un milione e 200mila e un milione e mezzo) di interventi in corso o previsti, che nell’intero Municipio IX raggiungono quasi i 5 milioni in aperto contrasto con le peculiarità naturali dell’area – sottolineano gli attivisti -, ancora in gran parte intatta, dotata di un patrimonio naturale meritevole di salvaguardia e che potrebbe essere utilizzata a scopo ricreativo e socio-culturale”.
NATURA, CULTURA, VITA… SANA ECONOMIA
L’area dei Fossi della Cecchignola e di Fiorano, per la quale le associazioni chiedono alla Belle Arti di voler tutelare nella sua interezza, spiegano, “è anche in grado di generare convenienze economiche derivanti proprio dalla realizzazione di un sistema di tutela e valorizzazione delle risorse”.
Si tratta, insomma, di decidere su cosa puntare d’ora in avanti: cemento a tutto spiano oppure natura, cultura, turismo. A sostegno di tutto ciò le associazioni hanno presentato anche proposte per l’istituzione di un’area archeologica, laddove emergono in continuazione notevoli reperti della Roma antica, “intorno all’asse dell’Ardeatina antica, tutti minacciati dalla previsioni di costruzioni”.
BASTA CON LA TUTELA PUZZLE
L’impostazione e la salvaguardia, invocate da cittadini e professionisti portatori sani di discipline urbanistiche, puntano ad una visione che superi le tutele puntuali, limitate cioè al singolo pezzetto di terreno e al singolo reperto, a mo’ di vetrina con il ritrovamento accerchiato dal cemento.
«Si tratta ora di fornire tutele areali – spiega Pier Luigi Albini, del GTA -, che salvaguardino l’area più larga dove si presume che vi siano altri resti”. Dunque un unicum in cui si rispetti e valorizzi anche il contesto. La proposta al Mibact non dovrebbe essere stata cestinata. «Abbiamo chiesto un incontro alla Soprintendenza, attendiamo di essere convocati, vogliamo collaborare. Il 20 maggio presenteremo l’intera proposta, con analisi urbanistica dettagliata», dice Albini.
ASPETTANDO ZINGARETTI
Nel frattempo, sulla richiesta alla Regione di dichiarare Monumento naturale il Fosso della Cecchignola si spera in un ravvedimento dell’Ente. Intanto, a febbraio scorso il Consiglio regionale ha rinviato per l’undicesima volta in undici anni la discussione e approvazione definitiva del PTPR, l’agognato Piano territoriale paesistico regionale che mette paletti e detta regole precise.
Con l’affaire Cecchignola, Zingaretti e i suoi hanno un’ottima occasione per dimostrare da che parte stanno. Tanto più che non è più la Regione Lazio dove a presiedere la Commissione Ambiente c’era l’immobiliarista che vendeva “non sogni ma solide realtà”.
Le associazioni del Gruppo Territorio Ambiente e il Municipio IX hanno chiesto di modificare il Piano regolatore: chiedono di attuare proposte alternative, in particolare riaprendo al traffico pubblico via dei Genieri, dentro l’area militare. La proposta è in lavorazione al Municipio IX, che l’ha approvata con apposita mozione all’unanimità nell’intento in particolare di bloccare la strada grande che sorgerebbe com prolungamento di via Kobler e che stravolgerebbe – lamentano i cittadini – l’area del fosso della Cecchignola.
Indagini archeologiche bluff: la Procura osserva
C’è attesa anche per l’esposto penale presentato dall’ANA, Associazione nazionale archeologi, con il coordinamento Agro Romano Bene Comune e il Gruppo Territoriale Ambiente del IX Municipio. “Troppe anomalie abbiamo riscontrato in questa brutta vicenda”, tuona Carlotta Bassoli presidente ANA Lazio. Esperti e cittadini denunciano alla Procura della Repubblica romana “i mancati chiarimenti alle ripetute segnalazioni presentati a Roma Capitale” e chiedono misure efficaci di tutela dei resti archeologici individuati e del loro contesto paesaggistico “che rischiano di essere irrimediabilmente compromessi dal programma di intervento urbanistico APPD Cecchignola Ovest”. Operazione immobiliare che interessa l’area tra via della Cecchignola, vicino l’incrocio con via Kobler, via M. Mead, via Malnati e fosso della Cecchignola e comprensorio Colle delle Gensole. «È un’area molto importante dal punto di vista archeologico – ha spiegato Salvo Barrano, presidente dell’Associazione nazionale archeologi – e quel Piano di zona è stato eseguito senza prima eseguire adeguate indagini preventive e senza tener conto della compatibilità anche paesaggistica. Il rischio è che la costruzione di palazzoni e indagini a singhiozzo abbiano compromesso definitivamente la bellezza dell’intero contesto paesaggistico e impedito una possibile valorizzazione dei ritrovamenti». L’esposto muove pesanti accuse alla procedura seguita in Campidoglio e chiede alla Procura di accertare “eventuali profili di illiceità penale e di individuare i possibili responsabili”.
F.B.