Sono le quote previste per l’annualità 2015, per chi vive nel capoluogo pontino e nel raggio di 10 chilometri dall’ex reattore dismesso 22 anni fa, quando i tecnici dell’Enea Disp vi trovarono i contenitori delle barre di uranio con bulloni mancanti o svitati. Circa 20mila euro in meno rispetto all’ultima tranche, quella relativa all’annualità 2014.
SOMME TAGLIATE DEL 70%
C’è un ritardo di un paio di anni nell’iter di questi ristori. Ma soprattutto c’è la diminuzione del 70% rispetto a quanto inizialmente previsto con legge dello Stato (la n. 368 del 2003). “Merito” del secondo governo Berlusconi. Senza tale taglio imposto a dicembre 2004, illegtittimamente secondo il Trobunale di Roma, le somme sarebbero di oltre il triplo. Restando all’ultima annualità appena stanziata, più di 5 milioni e 515mila euro, così ripartiti: 2 milioni 757mila euro e rotti al Comune di Latina, quasi un milione 388mila alla Provincia, 701mila e 769 per Nettuno e 677mila euro per Cisterna.
ALCUNI SI RIBELLANO
Negli ultimi 10 anni per questi 4 Enti significa più di 38 milioni e mezzo di euro scippati (vedi tabella qui a lato). Contro il taglio hanno fatto causa 8 Amministrazioni comunali, impugnando la legge Finanziaria che decurtò le compensazioni.
Il Tribunale civile di Roma gli ha dato ragione, condannando la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e il Ministero dell’economia e finanze a versare ai Comuni ricorrenti somme che vanno da circa 1,4 milioni ad oltre 26 milioni di euro, per il periodo dal 2004 al 2011.
A NETTUNO ABBOZZANO
Tra i Comuni ricorrenti c’è anche Minturno, nel sud della Provincia di Latina, confinante con la vecchia centrale del Garigliano, a Sessa Aurunca, nel casertano. Inerti sono invece rimasti i rappresentanti delle popolazioni “irradiate” dalla centrale di Borgo Sabotino. Il ricorso presentato nel 2011 da 8 Comuni è stato ignorato da Nettuno (dicono che stanno ancora studiando la questione), al comando di Alessio Chiavetta e poi della Commissaria prefettizia Raffaella Moscarella. Immobili anche il Comune e la Provincia di Latina, nonché Cisterna.
APPELLO A DICEMBRE
L’udienza per l’Appello è fissata per il 5 dicembre 2018. La nuova Amministrazione latinense di Damiano Coletta, insediatasi mentre arrivava la sentenza che condanna lo Stato a dare il famoso 70% tagliato, ha intimato al Governo di fermare la prescrizione delle somme dal 2006 in poi (il 2005 si è prescritto). Se la sentenza d’Appello confermerà quella di primo grado, Latina chiederà di essere ammessa a quel 70% indebitamente negato, possibilmente senza aprire un nuovo processo. Ma, fanno sapere dal Comune capoluogo, sono determinati a farsi dare quelle somme anche facendo causa allo Stato. E la Provincia di Latina, coi Comuni di Cisterna e Nettuno? Nessuna risposta concreta. A novembre scorso da Nettuno il dirigente ing. Benedetto Sajeva ci disse che voleva confrontarsi con l’Ufficio legale dell’Ente. Poi più nulla. Cisterna continua a tacere. Nettuno dice che sta studiando il caso.
I fondi che i Comuni ricevono come compensazioni nucleari, per legge vanno spesi per l’ambiente. In particolare, rammenta il CIPE, per interventi “in materia di tutela delle risorse idriche, gestione dei rifiuti, difesa e assetto del territorio, conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette e tutela della biodiversità, difesa del mare e dell’ambiente costiero, prevenzione e protezione dell’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico, per lo sviluppo sostenibile”. Al Comune di Nettuno abbiamo chiesto come sono state impiegate tali somme. Oltre a chiedere se e come il Sindaco Casto e la sua Amministrazione hanno intenzione di agire per farsi riconoscere il 70% delle compensazioni decurtato. Cosa già chiesta dal Caffè a novembre. L’ufficio stampa ci ha detto che l’Assessore al bilancio nettunese ha incaricato gli uffici di studiare la questione e che ci faranno sapere.