Un dramma che ha avuto inizio il 24 novembre 2014 quando la 59enne, in preda a forti dolori addominali, si è recata al pronto soccorso dell’ospedale “Goretti”. Dopo essere stata sottoposta a una serie di accertamenti, la paziente è stata ricoverata nel reparto di chirurgia per una sindrome subocclusiva intestinale e un versamento endo-addominale. Dopo cinque giorni è stata dimessa, con una diagnosi di subocclusione intestinale, e le sarebbe stato prescritto soltanto di mantenere una dieta leggera e di aiutarsi con tachipirina e antidolorifici. I dolori però sono proseguiti e il 15 febbraio successivo la donna si è recata al pronto soccorso dell’ospedale “Fiorini” di Terracina. Il giorno dopo è stata nuovamente ricoverata al “Goretti” e tenuta in osservazione in chirurgia. I dolori erano ormai talmente acuti che neppure la morfina avrebbe dato particolare sollievo alla donna, vittima anche di convulsioni. E che il quadro fosse peggiorato è emerso anche da una Tac a cui la donna è stata sottoposta il 18 febbraio. I medici si sarebbero però limitati a farla digiunare e a somministrarle della soluzione fisiologica. La paziente, temendo ormai per la sua vita, il 20 febbraio ha quindi lasciato l’ospedale e a sue spese si è fatta trasportare al nosocomio di Formia. Ricoverata in chirurgia, con un addome acuto e necrosi intestinale, ritenuta realmente in pericolo di vita, è stata operata d’urgenza per rimuovere l’occlusione intestinale. Il 27 febbraio è stata quindi dimessa e il successivo 11 agosto sottoposta a un nuovo intervento riparatorio, impiantando anche una protesi addominale.
Rivoltasi agli avvocati Benedetto e Roberto Guglielmo, dopo aver fatto esaminare il suo caso a dei consulenti medico-legali, la 59enne di Latina ha chiesto i danni all’Asl. Qualsiasi tentativo di risolvere in modo bonario la vicenda è però fallito e la donna ha quindi fatto causa all’Azienda sanitaria, chiedendo 191.134 euro come indennizzo. Citando l’Asl a giudizio, la 59enne ha specificato che attualmente, per quanto subito, ha tutta una serie di problemi, con dolori addominali frequenti, e che ha riportato anche un danno estetico, viste le due cicatrici che ha sull’addome. La donna ha inoltre precisato che è ormai costretta a seguire una dieta ferrea, non può fare sforzi fisici, non può fare sport, non può stare a lungo seduta e non può quindi fare viaggi lunghi, ha problemi a dormire ed è ormai compromessa anche la sua vita sessuale. Per gli avvocati Benedetto e Roberto Guglielmo, che hanno consegnato al Tribunale un’ampia documentazione clinica e una consulenza medico-legale, tutto è stato causato dall’omessa tempestiva diagnosi di occlusione intestinale e da una sottostima delle patologie in atto, che hanno infine portato alla resezione di parte dell’intestino, ormai necrotico, quando invece sarebbe stata sufficiente la laparoscopia e si sarebbe evitata la necrosi dei tessuti ileali. Avviato il processo, la prossima udienza si terrà a ottobre.