Chi vive vicino gli impianti di trattamento dei rifiuti può contare su una possibilità reale di essere risarcito per i danni subiti e di vedere la bonifica dei siti martoriati. A garantire dovrà essere la Regione Lazio: lo sta per chiedere il Comune di Latina, dove il 1° marzo il Consiglio comunale ha dato mandato al Sindaco, Damiano Coletta, e alla sua Giunta “di adottare ogni iniziativa utile per convenire con la Regione una compensazione verso tutte le popolazioni interessate dalle servitù collegate allo smaltimento dei rifiuti”. Si punta a un meccanismo per cui più l’immondizia è vicina e maggiore dovrà essere l’importo risarcito.
AZIONE PER TUTTO IL LAZIO
«È un passaggio importante per l’intero Lazio – dice Dario Bellini, capogruppo di Latina Bene Comune che ha presentato la mozione -, che permetterà di riconoscere il danno economico ed esistenziale, cioè la riduzione del valore degli immobili e della qualità della vita». Apre dunque una via, per esempio, a chi risiede vicino la discarica di Roncigliano e annesso TMB, il cosiddetto trattamento meccanico biologico che seleziona e sminuzza (o almeno dovrebbe) l’immondizia non differenziata e la trasforma in balle per inceneritori. Sempre che si dimostri il danno. Ma pure alla gente a due passi dalla vecchia discarica di Velletri, in località Lazzaria Colle Rosso, mai bonificata, coi suoi fiumi di percolato sulle falde idriche di Carano. In futuro, i risarcimenti potranno andare agli abitanti di Anzio, dove si sta costruendo un cosiddetto ‘bio’gas da 55mila tonnellate l’anno di rifiuti, a pochi metri da dove ne è previsto un altro da 100mila. Idem per quelli che si ritroveranno vicino casa i due ‘bio’gas previsti ad Ardea o la mega discarica prevista ad Aprilia, ad un solo chilometro da quella di Roncigliano, ad Albano.
FONDO PER IL POST MORTEM
L’Amministrazione di Latina esige che la Regione istituisca un apposito fondo di garanzia, cioè una copertura finanziaria, per la gestione post mortem dei siti. Praticamente per metterli in sicurezza e monitorarli una volta chiusi. Troppo spesso i gestori, incassate cifre da capogiro, hanno lasciato luoghi contaminati e fuori controllo.
È previsto anche un accordo – programma con la Regione per sviluppare e incentivare – in tutti i territori colpiti da impianti per rifiuti – l’economia circolare, basata sulla reimmissione in circolo delle risorse utilizzate. «Attiveremo qualsiasi iniziativa utile, sempre d’intesa con la Regione Lazio, per la bonifica definitiva del sito di Borgo Montello, inclusi il recupero ambientale e la valorizzazione turistica dell’area dell’Astura, del dismesso sito industriale di “Le Ferriere” e del sito archeologico di Satricum», spiega l’Assessore all’ambiente di Latina, Roberto Lessio.
SI PUò FARE
Ma è fattibile tutto ciò? «I fatti storici, sociali e ambientali e le basi giuridiche – ci spiega Lessio – sono documentati in modo esemplare in due fondamentali atti: nella relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e all’ambiente, approvata lo scorso 20 dicembre. Quel documento dà il primo oggettivo riscontro del danno economico-esistenziale arrecato dalla servitù ambientale della discarica di Borgo Montello – Bainsizza. E poi nella coraggiosa sentenza numero 7983/2015 del Tribunale ordinario di Roma, con cui il giudice Federico Salvati riconosce ai residenti e abitanti di San Giovanni Incarico, Roccasecca e Colfelice (FR) il danno economico-esistenziale subito per analoghe servitù ambientali (discarica e impianto TMB): due-tre milioni di euro a oltre 80 cittadini».
I SOLDI CI SONO
Sì, ma i soldi? «I soldi ci sono, tanti. Sono quelli previsti dalla legge regionale 42 del 1998 – precisa l’Assessore di Latina – che impone il “ristoro da discarica”: assegna ai Comuni che ospitano gli impianti una parte dei proventi dell’attività di smaltimento e prevede anche la coisiddetta “ecotassa”, un tributo speciale pagato con la bolletta dell’immondizia, prevista per incentivare gestioni sostenibili dei rifiuti e chiudere progressivamente discariche e inceneritori». Questo fiume di quattrini viene girato alla Regione, che ne usa il 30% per promuovere la raccolta differenziata, ridurre la produzione di immondizia e bonificare i siti inquinati. Rimane ignoto per cosa la Regione abbia impiegato il restante 70%. Di sicuro i soldi dovevano essere di più. La legge regionale 42 del 1998 prevede l’aggiornamento dell’ecotassa entro il 31 luglio di ogni anno. In 20 anni non è stata mai adeguata, nemmeno alle variazioni degli indici Istat, che sono il minimo sindacale! Sono invece stati aggiornati i prezzi pagati dai Comuni ai gestori degli impianti, con rincari anche retroattivi…
ALBANO E VELLETRI?
«Comunque – soggiunge l’Assessore Lessio – la Regione Lazio ha e avrà sempre più soldi a disposizione, visto che oramai quasi ovunque ci sono il porta a porta e le isole ecologiche, e dove mancano i Comuni si stanno attrezzando. Perciò l’ecotassa andrà sempre meno a finanziare progetti per la differenziata, e potrà essere impiegata per altri scopi». Tra questi anche il risarcimento alle popolazioni ammorbate dai mega immondezzai e le bonifiche, dopo decenni di contaminazione, truffe e stalking monnezzaro. E i Comuni dei Castelli – specialmente quelli ammorbati da discariche come Albano e Velletri – adotteranno iniziative come quella di Latina?