Il vincolo non viene congelato e restano in piedi i suoi effetti: niente costruzioni sui 2mila ettari tra Ardea e Pomezia. Se ne riparla a metà ottobre. Lo ha deciso il Tribunale amministrativo del Lazio – seconda Sezione quater -rigettando la richiesta con cui la Cogea Srl chiedeva di sospendere l’efficacia del vincolo posto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Firmato dal Ministro Franceschini e pubblicato lo scorso 23 novembre sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica, il provvedimento dichiara l’area tutelata “di rilevante interesse pubblico” per l’alto pregio archeologico, paesaggistico e storico. Il vincolo ricopre oltre 2mila ettari di Agro romano tra Ardea e Pomezia, vietando ogni costruzione che non rientri nello sviluppo agricolo e turistico in linea con la vocazione paesaggistica e culturale della zona vincolata. Un divieto che fa saltare tre impianti a rifiuti, quello della Cogea a Pomezia e altri due ‘bio’gas ad Ardea. L’impianto Cogea prevede 60mila tonnellate l’anno di rifiuti. Il progetto ipotizza due fasi: una per il compostaggio e poi una eventuale seconda fase per innestare una linea anaerobica (senza ossigeno) per estrarre il cosiddetto “bio”gas. La fabbrica a immondizia riceverebbe, oltre agli scarti alimentari, anche fanghi di fogna e industriali nonché scorie industriali che rendono difficilmente credibile l’etichetta di ‘bio’ al prodotto finale del processo. Nel corso dell’udienza, fanno sapere fonti giudiziarie, la Cogea avrebbe insistito coi denti e con le unghie per far bloccare gli effetti del vincolo per poter intanto avviare il cantiere a Santa Palomba, dov’è previsto il suo mega-impianto, giusto in faccia alla medievale Torre Maggiore, uno dei principali monumenti dell’area vincolata. Tutto fermo, dunque. La questione verrà trattata nel merito il prossimo 16 ottobre innanzi al Tar del Lazio.
Approfondimento sulla prossima edizione cartacea del giornale Il Caffè di Ardea e Pomezia
19/03/2018