UCCIDERE UN’AZIENDA FLORIDA?
Se quell’asfalto ora arriva nel Parco, significa con ogni probabilità la morte dell’attività, immersa nella natura, senza traffico e lontano da occhi indiscreti. La strada sarebbe trafficata anche da bus e camion e sventrerebbe questa oasi di relax e svago per i romani e non solo. Un polo del divertimento che negli ultimi anni ha registrato continui record di presenze, con circa 250mila ingressi nel 2017 e 135 addetti. Chi andrebbe o porterebbe i bambini in un posto pieno di smog? Chi si metterebbe in costume in mezzo al viavai di veicoli? L’alternativa – senza un euro a carico dei cittadini – è pronta da 9 anni. Ma il Comune ci dorme sopra.
LA SOLUZIONE
IGNORATA DAL COMUNE
Dal 2009 i gestori del Parco hanno depositato in Campidoglio un proprio progetto alternativo: una strada un po’ più in là, fuori dalla struttura anziché tra ombrelloni e acquascivoli. Sarebbe idonea allo scopo e tutta a carico dei privati. La A.R.IM. ci metterebbe i terreni, pagati un milione e 100mia euro, e pagherebbe la differenza in più rispetto al progetto originario. Il Consorzio Giardini del Pescaccio ci metterebbe i soldi che avrebbe dovuto spendere per fare la strada ammazza-parco. Il Consorzio, abbottonatissimo, comunque non sarebbe contrario al nuovo tracciato, che in 600 metri collegherebbe vicolo del Casale Lumbroso con via Pittarelli, raggiungendo lo stesso obiettivo: accorciare la via ai consorziati e chiudere la partita con il Comune.
CHI DORME IN CAMPIDOGLIO?
La soluzione piace anche alla Direzione generale del Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica. “In considerazione dei reciproci interessi – scrive il capo tecnico del Dipartimento – ed al fine di addivenire ad una soluzione bonaria del contenzioso in essere (che vede in causa il Comune, ndr), per quanto di competenza si ritiene che i progetti in argomento possano essere sottoposti all’esame dei competenti Uffici dell’Amministrazione tramite indizione di apposita CdS (conferenza dei servizi, ndr)”. Tradotto: si muova chi di dovere, cioè Sindaca e Assessorato all’urbanistica capitolino. Che tacciono e non hanno mosso un dito. Il 9 febbraio scorso, lo stesso Dipartimento ha chiesto nuovamente “di esprimersi in via preliminare”, ribadendo che la proposta di A.R.IM. è “sostenibile dal punto di vista tecnico e finanziario”.
Stando a fonti istituzionali, pare che ora in Comune l’Assessore all’urbanistica stia valutando la cosa.
RISARCIMENTISTRATOSFERICI,
TANTO PAGANO I CITTADINI…
La questione potrebbe riguardare il portafoglio di tutti i romani. Prima o poi, se la situazione non si sblocca secondo il buon senso, i romani rischiano infatti di dover pagare cifre stratosferiche per risarcire i danni a qualcuno dei privati in causa. Solo il valore dell’attività Hydromania è stimato tra i 10 e i 12 milioni e mezzo di euro. Senza contare tutti i guadagni che perderebbe e l’ultimo investimento in nuove attrazioni da 1,5 milioni.
L’AVVOCATO DEL CAMPIDOGLIO LI HA AVVERTITI
L’Avvocatura del Comune lo sa bene e “ha suggerito di valutare la possibilità di addivenire ad una soluzione bonaria del contenzioso”, ha scritto ultimamente lo stesso Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica in una nuova lettera all’Assessore all’urbanistica, Luca Montuori, alla Sindaca Raggi e al Direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti, invocando una decisione saggia. A loro il giornale il Caffè ha chiesto formalmente lumi. Attendiamo. Nei giorni scorsi la Cassazione scorsi ha accordato ai proprietari di Hydromania un’udienza, il 14 marzo, per discutere l’eventuale sospensione dell’atto di precetto e quindi scongiurare l’arrivo delle ruspe, in attesa del processo di terzo grado che converrebbe comunque evitare. Qualunque sarebbe infatti la sentenza, comunque il Comune rischia di dover pagare ingenti danni.