Cosa sappiamo fino ad oggi di ciò che si sta muovendo all’ombra della torre di piazza Indipendenza? A meno di quattro mesi dalle elezioni la campagna elettorale è decisamente sottotono. L’avvocato Antonio Aquino, il sindaco uscente Fabio Fucci e il grillino Adriano Zuccalà sono gli unici aspiranti alla poltrona di Primo cittadino usciti allo scoperto. Ma anche di loro, in un certo senso, sappiamo ancora poco. Qualche scintilla è volata tra i compagni di maggioranza Fucci e Zuccalà, entrambi intenzionati a fare il sindaco, che però sono comprensibilmente in imbarazzo nel darsi troppo contro: se Fucci non può esagerare (sono sempre i 5Stelle, dopotutto, a tenerlo in sella) Zuccalà è nella difficile posizione di chi per cinque anni ha spalleggiato pubblicamente il sindaco in qualsiasi iniziativa e oggi, pur ricoprendo un ruolo di garanzia all’interno del Consiglio comunale, deve in qualche modo cercare di distinguersi dall’ingombrante avversario.
E se il Movimento 5 Stelle cerca di barcamenarsi tra la scelta di continuare a supportare il sindaco nella attuale consiliatura (a proposito, il 4 marzo è vicino) e la necessità di far capire ai cittadini che un buon governo a 5Stelle è possibile anche senza Fucci, l’attuale Primo cittadino, stando alle ultime notizie, non è più sereno. Il dubbio è rilevante: basterà il suo nome, anche alla guida di una lista civica, a portarlo direttamente al ballottaggio o saranno necessari candidati e “supporter” capaci di smuovere non solo le coscienze, ma anche un numero sufficiente di voti? Sta tutta qui la differenza tra il top e il flop, e Fabio Fucci lo sa bene.
Chi si muove ancora nell’ombra sono i due schieramenti classici. Non ci si sbilancia, nel timore di bruciarsi o di rompere equilibri, inoltre l’esperienza fallimentare della vicina Ardea è ancora vivida. Ma l’occasione è quantomai ghiotta per il centrosinistra e il centrodestra: unito, il Movimento 5 Stelle avrebbe probabilmente stravinto le elezioni, ma ora che Fucci e il gruppo consiliare si fanno la guerra, la possibilità di sfruttare le loro divisioni per tornare alla guida della città è concreta. Dell’avvocato Aquino, ad esempio, si era già parlato alle elezioni del 2013, quando era stato inizialmente scelto come candidato sindaco di una non meglio precisata coalizione di centrodestra. Una figura così distinta e affabile, la sua, che oggi più di qualcuno lo vedrebbe perfetto come candidato del Partito Democratico. I meglio informati parlano di una parte del Pd che si starebbe armando proprio contro questa eventualità, tirando fuori dal cappello un personaggio rimasto fino ad oggi in disparte: l’ex segretario del partito locale Stefano Mengozzi, che lasciò la guida del circolo non riuscendo a imporre le proprie posizioni in termini di candidature. Un nome che dovrebbe avere l’effetto di attrarre forze politiche e sociali rimaste fuori dall’orbita del Partito Democratico pometino, dalla sinistra partitica al mondo sindacale. E, almeno in teoria, il relativo elettorato.
Il voto del 4 marzo sarà fondamentale soprattutto in casa del centrodestra, la coalizione favorita alle elezioni nazionali, con un ringalluzzito Silvio Berlusconi e due alleati di peso come Giorgia Meloni e Matteo Salvini. I giochi di potere a Pomezia, probabilmente, si sveleranno quando saranno chiari gli equilibri regionali e nazionali, ma c’è da essere certi che chi nel 2013 fece un passo indietro, mettendo davanti a se stesso gli interessi del partito, questa volta venderà cara la pelle.
di Martina Zanchi