Solo la II guerra mondiale aveva visto un simile calo delle nascite. Continuiamo a invecchiare
Tanta preoccupazione per gli stranieri in arrivo, sale la paura dell’invasione. In realtà, a quanto pare, è ben altro che ci sta scalzando: siamo una nazione sempre più vecchia, con sempre meno nuovi nati. Lo certifica il nuovo rapporto demografico dell’Istat, con il confronto tra il 2017 e l’anno precedente.
Altri 9 mila bebè in meno, nel Belpaese, dove i morti in più sono stati 31 mila nell’ultimo anno a rispetto a quelle precedente. Un popolo in via d’estinzione. Più di tutti nel Lazio, dove si registra un baby-boom al contrario con un meno 7% di nuovi bimbi, a fronte di un calo medio nazionale del 2 per cento.
I 47.595 nati nel Lazio di due anni fa, sono scesi a 44.250. Nella classifica delle culle vuote seguono le Marche (meno 5,3%). Il crollo della natalità è iniziato dopo il 2008, anno in cui era stato raggiunto un relativo picco di quasi 577 mila bambini. Solo la prima Guerra Mondiale ci ha fatto registrare cali demografici più gravi di questo: l’Istat ha appena reso noti i nuovi dati su nascite e decessi degli italiani. Restando sempre alla nostra regione, nel 2008 erano venuti al mondo 56.755 bambini. Significa che in nove anni la flessione è stata del 22 per cento, cioè di un quinto.
DECLINO INARRESTABILE
L’inarrestabile diminuzione dei nuovi nati, anche l’anno scorso, segna il nuovo record dall’unità d’Italia, nel 1861. “Il Paese – scrivono gli autori del rapporto Istat – appare oggi incanalato in una spirale di decrescita naturale difficilmente controvertibile che apre la strada alla concreta prospettiva di un ulteriore allargamento della forbice nascite-decessi”.
Si rischia insomma un declino senza risalita. E poi, si concepisce sempre più tardi, l’età media del parto è oggi 31 anni e 8 mesi. Nel 1980 era di 27,5 anni.
7% il calo delle nascite nel lazio nell’ultimo anno: 3.345 nuovi nati in meno
(Fonte Istat)
SEMPRE MENO BAMBINI…
In Italia siamo quasi persone 100mila in meno che nel 2016, i nuovi bebè sono 464mila cioè il 2% in meno (473mila neonati), e il saldo naturale – cioè il rapporto tra nuovi nati e deceduti – è negativo: più morti che neonati.
Il calo di nuovi bimbi da coppie tricolori si conferma così per l’ottavo anno consecutivo. Nel 2008 erano 577mila. Il dato risulta invece positivo per gli stranieri: più 58mila unità. E comunque pure i bebè di genitori con altra nazionalità sono in diminuzione.
SEMPRE PIÙ NONNI… SENZA NIPOTI
L’età media nazionale, poi, continua inesorabilmente ad alzarsi: è arrivata a superare i 45 anni. Gli uomini hanno una speranza media di vivere fino a 80 anni e mezzo, mentre le donne fino a 84,9 anni. Inoltre, un quinto della popolazione – il 22,6% – ha 65 anni e più. Soltanto il 13,4% ha meno di 15 anni. Nulla contro gli anziani, ma l’Istat rileva anche come gli ultraottacinquenni siano costantemente in crescita: il 1° gennaio di dieci anni fa erano il 2,4% della popolazione, oggi sono il 3,5%. Il paradosso è che campiamo più a lungo, sì, ma sempre meno destinati a diventare nonni!
“Alla questione strutturale, meno madri potenziali e mediamente piuÌ€ anziane – sottolinea il report Istat con i nuovi indicatori demografici -, si accompagna il tema del comportamento riproduttivo vero e proprio. In Italia, come in altri paesi del mondo occidentale, le donne rimandano la scelta di avere figli nella seconda parte della loro potenziale vita riproduttiva. Il che, generalmente, continua a comportare un aumento dei tassi di feconditaÌ€ nelle etaÌ€ piuÌ€ avanzate, ma anche una riduzione di quelli in etaÌ€ giovanile e, di fatto, una condizione che conduce a ridurre il tempo biologico a disposizione per procreare. L’innalzamento della feconditaÌ€ alle etaÌ€ piuÌ€ anziane e l’abbassamento tra quelle giovanili modificano, peraltro, l’etaÌ€ media al parto, in continuo aumento in Italia sin dal 1980 (27,5 anni) e pervenuta nel 2017 a 31,8 anni”.