Niente ricorso per mobbing per un’ex viceprefetto di Latina, che ha portato davanti al Tar ben due prefetti che si sono succeduti tra il 2000 e il 2007, i quali avrebbero messo in atto “una serie di comportamenti vessatori” nei confronti della donna.
DISCRIMINAZIONI TRA IL 2000 E IL 2005
Tra le contestazioni mosse al Prefetto La Rosa: nel 2001 la donna fu nominata Presidente della sottocommissione elettorale, salvo poi essere sostituita dal Prefetto con una collega “che rivestiva una qualifica inferiore”; nel 2003, in occasione dell’avvio del procedimento per la rotazione degli incarichi di funzione, il Prefetto La Rosa ha conferito l’Area I alla stessa collega in qualità di supplente, “affidando alla ricorrente il posto funzione di Dirigente dell’Area II, nonostante la superiore qualifica dalla stessa rivestita”; le sarebbero state precluse anche le gestioni commissariali, “tant’è che l’unica gestione ad essa affidata è stata quella del Comune di Norma nel 2005”.
QUANDO FU RICHIAMATA DALLE FERIE PER IL CASO SEZZE
Con l’arrivo del nuovo Prefetto Pironti, nel 2006, la ricorrente denuncia “un aggravamento degli episodi di mobbing”: il 14 aprile 2006, in occasione dello scioglimento del Consiglio comunale di Sezze, la dottoressa “è stata richiamata dalle ferie per l’improcrastinabile esigenza di predisporre il decreto di sospensione che, tuttavia, è stato poi sottoscritto dal Prefetto solo il 21 aprile 2006, apponendovi numerose correzioni”; “tutti i provvedimenti redatti (…) sono stati puntualmente corretti e riformulati dal Prefetto”.
REDARGUITA PER LO SCIOGLIMENTO DI PONTINIA
C’è un episodio in particolare del 15 maggio 2006: la dottoressa “è stata incaricata di redigere, con urgenza, un quesito da sottoporre al Ministero in relazione all’avvenuto scioglimento del Consiglio comunale di Pontinia. Predisposta la nota il giorno seguente, è stata convocata dal Prefetto che in presenza del Capo di Gabinetto la redarguiva per l’imprecisione della nota che egli stesso aveva dovuto redigere ex novo. In conseguenza del suddetto episodio, la ricorrente ha accusato uno stato di malessere con diagnosi ‘stato ansioso reattivo’”.
RICHIAMO SCRITTO PER LE QUESTIONI DI APRILIA
Infine, l’episodio definito “culmine” è stato il parere richiesto dal Prefetto alla ricorrente per la costituzione della società partecipata per la gestione del servizio idrico del Comune di Aprilia: “con lettera riservata del 12 gennaio 2007 il Prefetto le chiedeva di approfondire la questione dal punto di vista giuridico in modo adeguato alla professionalità rivestita, in quanto la stessa si sarebbe limitata a riferire, in seno al parere, il mero contenuto della conversazione telefonica tenuta col Segretario comunale. Con successiva nota del 25 gennaio 2007, non essendo ancora considerati sufficienti i chiarimenti forniti dalla ricorrente, il Prefetto le rivolgeva un richiamo scritto per aver dovuto svolgere egli stesso gli approfondimenti richiesti”.
“LESA LA DIGNITA’ PERSONALE”
Mancati conferimenti di incarichi, inibizione all’accrescimento professionale, patemi d’animo, danno biologico ed esistenziale “per la lesione della propria dignità personale e per la violenza morale che la ricorrente ha dovuto subire”: per tutti questi motivi la funzionaria prefettizia chiedeva un risarcimento simbolico di 500 euro.
IN CAUSA SOLO 18 ANNI DOPO
Il Tar ha affrontato solamente a dicembre 2017, quasi 18 anni dopo il primo episodio di presunto mobbing, la questione. Fermo restando la stranezza della competenza di un Tar nelle cause di mobbing, i giudici hanno rilevato che “un singolo atto illegittimo o anche più atti illegittimi di gestione del rapporto in danno del lavoratore, non sono, di per sé soli, sintomatici della presenza di un comportamento mobbizzante”.
La vicenda della prefettura di Latina rientra invece in “ordinarie dinamiche lavorative e sembrano correlarsi a problematiche organizzative nonché all’esercizio dei legittimi poteri discrezionali da parte dell’Autorità”. Ricorso infondato e dunque respinto.