“Finalmente giustizia è stata fatta – scrive la figlia di Davide Cervia, Erika, in una nota –. Non siamo riusciti a riportare a casa mio padre, un uomo, un marito perbene, ma gli abbiamo ridato quella dignità che troppe volte parte delle istituzioni, a vari livelli, hanno cercato di calpestare. Grazie di cuore ai nostri avvocati Licia D’Amico e Alfredo Galasso che senza chiederci alcun compenso, ci hanno permesso di arrivare a questo risultato e a tutti coloro che ci hanno sostenuto nel corso di questo lungo processo”.
“Dopo 28 anni di silenzi ed omissioni finalmente questa sentenza riconosce che Cervia era un esperto nella condotta e nella manutenzione di sofisticate apparecchiature per la guerra elettronica, con elevatissimo livello di formazione e preparazione specialistica, livello riservato ad un ristretto numero di militari – spiegano i militari in una nota –. Dopo 28 anni di insinuazioni ed accuse ridicole alla famiglia, questa sentenza riconosce finalmente che quanto prospettato dall’Avvocatura dello Stato, e cioè un ‘attività di asserito ostacolo alle indagini da parte degli attori, è rimasto privo di ogni riscontro probatorio. E’ piuttosto emersa l’incessante attività di ricerca da parte dei familiari di Davide Cervia: non è revocabile in dubbio che la spinta verso la conoscenza di quelle ragioni abbia caratterizzato l’esistenza e la personalità dei familiari di Davide Cervia. Rimane – concludono gli avvocati nella nota – il rimpianto che se le notizie occultate dalla Marina Militare fossero state tempestivamente comunicate, la vita di Cervia avrebbe potuto essere salvata”.