Nell’aprile 2014 la società che gestisce una Caffetteria in centro ha chiesto ai condomini il permesso di installare una veranda nel cortile. I residenti nella palazzina hanno negato l’autorizzazione, ma l’immobile è stato tirato su ugualmente. Sono così scattati gli esposti, con i condomini che hanno sostenuto come una struttura del genere dovesse essere autorizzata e non potesse essere realizzata senza alcun permesso. Gli stessi condomini hanno inoltre specificato che quel manufatto, adibito ad attività di ristorazione fino a tarda ora, modificava il profilo dello stabile e creava inquinamento luminoso, problemi di sicurezza, disturbo alla quiete e ostruzioni alla visuale. Tutto inutile. Dopo un primo sequestro, per due volte la struttura è stata smontata e reinstallata. E il Comune, dopo alcuni sopralluoghi, ha alla fine sostenuto che non era necessaria l’autorizzazione, trattandosi solo di una pergotenda completamente amovibile. Inutili anche, dopo il ricorso, i precedenti richiami del Tar. Alla fine i giudici amministrativi hanno nominato un consulente, l’ing. Riccardo Favara, che ha infine sostenuto che quel manufatto sarebbe a tutti gli effetti una nuova costruzione. I giudici amministrativi hanno così ora ordinato al Comune, con una sentenza, di completare la procedura di accertamento e verifica della compatibilità di quell’immobile con la normativa edilizia, adottando uno specifico provvedimento. Il Comune e la Caffetteria sono stati poi condannati a pagare 2.700 euro al consulente tecnico e a risarcire mille euro ai ricorrenti che avevano dovuto anticipare parte della somma necessaria per pagare l’ingegnere nominato dai giudici.
Clemente Pistilli