«Tutelare chi abita vicino agli impianti rifiuti»: il caso Aprilia alla Camera
AGGIORNAMENTI – La Rida Ambiente replica all’interrogazione parlamentare a firma dell’onorevole Iannuzzi in merito agli impianti di trattamenti rifiuti. “Ebbene – commenta Fabio Altissimi – l’onorevole Iannuzzi non ha presentato interrogazioni sull’utilizzo del tritovagliatore che il sindaco Virginia Raggi ha prima richiesto a Rocca Cencia e ora ha spostato a Ostia, non ha presentato interrogazioni per sollevare il caso delle discariche abusive attorno alle quali, in attesa degli studi epidemiologici, si registra comunque un’impennata dei casi segnalati nei registri tumori; non ha avallato, l’Onorevole Iannuzzi, la petizione per la bonifica delle discariche abusive che ha quasi raggiunto le ventimila firme; non abbiamo sentito l’onorevole Iannuzzi parlare del caso Sep o del caso Kyklos, due impianti che sono stati sequestrati dagli investigatori con l’accusa, da verificare ovviamente, di “gettito pericoloso di cose” ossia di produzione di miasmi che non avrebbero dovuto essere prodotti. L’onorevole Iannuzzi, che a visitare l’impianto (come alcuni dei giornalisti che hanno ripreso la sua interrogazione) non è mai venuto parla però di Rida Ambiente, che non solo è aperta e funzionante, ma che ha anche contribuito, fin quando gli è stato permesso, a mitigare la crisi romana e che potrebbe anzi tutt’ora alleviarla potendo ospitare fino a 500 tonnellate al giorno di rifiuti rispetto a quelli trattati attualmente se solo la Regione indicasse discariche dove conferire gli scarti di lavorazione”. “E’ frustrante per un imprenditore che dedica più di 12 ore al giorno alla sua azienda e ai suoi lavoratori – conclude Altissimi- che ha organizzato porte aperte con tanto di buffet sul piazzale di stoccaggio, che è riuscito a costruire un rapporto cordiale e costruttivo con i residenti vicini e che si impegna attivamente per il territorio sponsorizzando decine di associazioni e realtà sportive, vedere che l’attenzione di politici e parte della stampa ricada solo sul proprio impianto. Come sempre cerchiamo di vedere il lato positivo: speriamo che questa interrogazione, che parla di salute per i cittadini e danni ambientali citando Rida ma non gli impianti sequestrati e il tritovagliatore il cui uso espone la collettività al rischio di una nuova e salata sanzione dell’Unione europea, serva almeno a far venire in visita i politici che parlano senza aver mai visto”.
Il 12 dicembre 2017 i carabinieri forestali del Nipaf di Latina hanno fatto un sopralluogo, disposto dalla direzione distrettuale antimafia di Roma, nell’impianto di trattamento dei rifiuti Rida Ambiente di Aprilia per verificare i cicli produttivi e acquisire la documentazione relativa alle autorizzazioni rilasciate. In particolare, l’inchiesta della dottoressa Affiniti punta a fare luce sull’Aia (autorizzazione integrale ambientale) rilasciata nel 2011 per il trattamento meccanico biologico, nonostante Rida in quel momento non disponesse di un impianto di Tmb. Il caso è oggetto di una interrogazione parlamentare firmata dal deputato pontino del gruppo misto Cristian Iannuzzi, che fa notare come “nelle autorizzazioni integrate ambientali concesse dalla regione Lazio per impianti destinati al trattamento di rifiuti o sottocategorie di questi, spesso si riscontrano anomalie procedurali”. Dito puntato contro “la scarsa trasparenza del sito istituzionale regionale per quanto concerne la consultabilità dei documenti pubblicati e la mancanza di controlli da parte degli enti territoriali preposti (regione e Arpa) che hanno consentito per decenni agli imprenditori del ciclo dei rifiuti eccessiva libertà, cosa che ha poi contribuito a determinare circostanze che hanno portato all’apertura di indagini e processi”. Criticato inoltre l’eccessivo “ricorso all’emergenzialità per il conferimento dei rifiuti”, comportando secondo Iannuzzi una “malsana dipendenza della stessa regione Lazio dall’offerta dei servizi di imprenditori privati che, indirettamente, sono coloro che determinano l’indirizzo attuale della politica di smaltimento” e “costi maggiori rispetto alla spesa che viene preventivata per quanto concerne la gestione dei rifiuti, le bonifiche ambientali e, di conseguenza, le emergenze sanitarie e ambientali”. Iannuzzi chiede al Ministro dell’Ambiente, tra le altre cose, di “garantire i diritti costituzionali inerenti alla salute delle popolazioni che vivono a ridosso di impianti che rientrano nel ciclo dei rifiuti” e “non concedere un indebito vantaggio economico a quelle imprese che speculano sfruttando le lacune amministrative e di controllo del sistema di smaltimento dei rifiuti a discapito delle comunità ed ecosistemi in cui si collocano”.
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