Se ne riparla dopo le feste, anche per la sospirata riattivazione degli allacci in fogna e delle utenze idriche pubbliche e private dei Comuni di Albano, Genzano, Ariccia, Lanuvio e Nemi, sospese a tempo indeterminato da due lunghi anni.
È quanto il Caffè apprende da fonti Acea, che gestisce l’impianto ad Ardea per conto della Regione Lazio.
24,5 MILIONI DI EURO…
L’impianto, nuovo di zecca, è stato attivato a fine 2015, ma da allora ha funzionato solo a singhiozzo e con problemi. La struttura industriale è situata nel Comune di Ardea, all’altezza del chilometro 25 della via Ardeatina. Occupa 4 ettari ed è costata 24,5 milioni di euro sborsati dalla Regione Lazio. A fine ottobre scorso, la dottoressa Maria Zagari, responsabile del Dipartimento Ambiente dell’Area Metropolitana di Roma, aveva preannunciato a il Caffè che «entro novembre» ogni problema sarebbe stato risolto. Ricontattata in questi giorni dal nostro giornale, la dirgente dell’ex Provincia di Roma ha confermato l’ennesimo rinvio.
BOCCHE CUCITE
Il travaglio di due anni del nuovo depuratore getta una luce inquietante sulla sua reale capacità di funzionamento. Le autorità contattate nei mesi scorsi dà il Caffè sono abbottonatissime. Il depuratore dei Castelli Romani è stato costruito a regola d’arte e funziona correttamente? La qualità delle acque in uscita dal depuratore nel corso del 2017 rispetta i limiti di legge? Perché tali analisi non vengono rese pubbliche sui siti internet istituzionali? Quando verrà rilasciata l’autorizzazione definitiva all’esercizio dell’impianto? A cosa è dovuto questo ennesimo ritardo?
Perché è fermo il sedimentatore dei fanghi, la vascona rotonda di solito essenziale in questi impianti? Sono le domande che abbiamo inviato di nuovo a Virginia Raggi e Fabio Fucci, presidente e vicepresidente dell’Area Metropolitana di Roma; a Fabio Refrigeri, Assessore regionale alle infrastrutture; ad Arpa Lazio, l’Agenzia regionale di protezione ambientale; e per finire al Dipartimento igiene e salute pubblica della Asl Roma 6.
DANNI A SALUTE, AMBIENTE ED ECONOMIA
Il funzionamento incompleto del nuovo depuratore costituisce una pesante incognita igienico-sanitario e ambientale che grava sulla qualità delle acque del mare di Ardea e Pomezia che si ripercuote sui settori turismo e ittica. Ma anche un danno economico incalcolabile che colpisce i cittadini, i commercianti, le piccole e medie imprese, anche edili e di ristrutturazione, dei Castelli.
5 anni di travaglio
L’avvio del nuovo depuratore dei Castelli era atteso per l’estate del 2012, ma la costruzione è stata ultimata solo a giugno 2013. Sono serviti altri 2 anni e mezzo per la conclusione del collaudo tecnico e amministrativo, ultimato a novembre 2015. Almeno questo è quanto ci hanno raccontato i dirigenti del Dipartimento idrico regionale, fornendoci evidentemente informazioni erronee. In ogni caso, dalla fine del 2015 l’impianto è entrato in funzione e riceve tutte le acque chiare e scure dei 5 comuni interessati.
Ma già nel corso della prima metà del 2016 tre relazioni tecniche di Arpa Lazio, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, hanno certificato che il depuratore scaricava nel litorale sud di Roma acque non adeguatamente sanificate, con concentrazioni di inquinanti quali fosforo e azoto, composti chimici pericolosi per la salute umana e per l’ambiente, superiori ai limiti di legge. Un problema che ha generato un lungo stop parziale dell’impianto.
L’impianto è stato costruito dalla società Siba, controllata dalla Veolia, la multinazionale francese dell’acqua che a sua volta è in affari con Suez – tramite intrecci societari -, l’altro colosso francese che ‘comanda’ in Acea. Siba è la stessa ditta che ha costruito un grande depuratore ad Aprilia, malfunzionante da subito e che costò (in primo grado, a novembre 2008) la condanna a sei mesi di reclusione all’allora Amministratore delegato di Acqualatina, Bernard Cyna, per l’inquinamento fino a Latina tramite il fosso della Ficoccia.