Il 24 novembre scorso un corteo di precari ha protestato per rivendicare il proprio diritto al lavoro stabile, in rappresentanza dei precari dell’Ente. Al centro del confronto tra dirigenti e lavoratori l’esigenza di superare l’emergenza attuale che investe più del 40% del personale totale dell’Ente e la necessità di risorse economiche da utilizzare per un piano assunzionale straordinario. La protesta coinvolge sia precari dell’Istituto di Astrofisica e di Planetologia Spaziali (IAPS) dell’INAF che precari del CNR (istituti ISAC, IFT, ISC e personale CNR dell’area); anche i colleghi dei Castelli Romani hanno deciso di aderire a questa mobilitazione.
I riconoscimenti a livello internazionale ci sono, i ricercatori italiani sono tra i più bravi al mondo, ma questo non basta più: occorre stabilizzare e riconoscere questo lavoro anche a livello contrattuale. L’istituto IAPS dell’INAF collabora da tempo, come anche i ricercatori del CNR, su missioni spaziali di ESA, NASA e ASI di grande livello. Con il CNR l’IAPS divide la sede di Tor Vergata. “Come gruppo di lavoro stiamo partecipando a diverse fasi dello sviluppo di uno strumento rivelatore di particelle neutre e cariche (ioni), denominato SERENA – spiega a il Caffè uno dei ricercatori – che sarà a bordo della missione spaziale Bepicolombo dell’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea)”. “Bepicolombo verrà lanciata ad ottobre 2018 dallo spazio-porto di Kourou e farà misure dell’ambiente e della superficie del pianeta Mercurio”. Un’impresa che merita la giusta attenzione, portata avanti con abnegata passione da scienziati italiani che chiedono un contratto a tempo indeterminato per svolgere al meglio l’attività di ricerca, senza preoccupazioni per la carriera e per la vita di tutti i giorni.
MA CHI SONO QUESTI PRECARI?
Menti brillanti, scienziati con anni di esperienza alle spalle e tanti progetti per il futuro. Ecco alcune professionalità all’interno del gruppo di lavoro dell’IAPS: Rosanna, di Roma, precaria da 10 anni, astrofisica PhD, esperta della caratterizzazione di strumenti rivelatori spaziali; Alessandro, di Napoli precario da oltre 10 anni, dottore di ricerca in ingegneria aerospaziale, esperto della pianificazione delle operazioni scientifiche della missione, che ha partecipato ad altre prestigiose missioni spaziali fra cui Rosetta (la sonda europea che è atterrata su una cometa), Mars Express e Venus Express; poi c’è Valeria, siciliana, PhD, astronoma, viene dall’Università di Padova ed è precaria da 14 anni; Francesco, di Latina, dottore di ricerca in ingegneria spaziale che dei Castelli ha fatto la sua “seconda casa”, lavora da precario ormai da 16 anni, da tempo si occupa di elaborazione, trasmissione ed analisi scientifica dei dati di diverse missioni spaziali, nonché della progettazione e dello sviluppo delle procedure automatiche che gestiscono gli strumenti sulla sonda spaziale.
NOI IN BALÌA DI UN TIRA E MOLLA TRA ISTITUTI E GOVERNO
“Per noi questo è un tira e molla tra il governo e i presidenti degli Enti di ricerca”, afferma Francesco, anche lui parte di questa mobilitazione nazionale. “Il governo ha fatto uscire una legge che permette l’assunzione di ricercatori con almeno 3 anni di lavoro certificati, e che hanno diritto all’assunzione, per divenire dipendenti permanenti dell’ente per cui già lavorano, si tratta di fatto solo di sanare una situazione già definita. Lo Stato, nelle persone dei Ministri alla PA Marianna Madia e all’Istruzione Valeria Fedeli, sta cercando di regolarizzare questa situazione e gli istituti al contempo stanno contrattando: noi, con questa protesta, vogliamo chiedere di individuare i fondi per i nostri contratti”. Contratti a tempo indeterminato che sono fondamentali per portare avanti in modo sereno la ricerca: “Spesso i ricercatori hanno iniziato a lavorare negli istituti subito dopo la laurea come dottorandi, partendo da borse di studio pagate dalle Università o altri enti ad essa collegati. Dopo la borsa di dottorato però inizia la dura gavetta, che può durare anche 20 anni, prima di una vera assunzione. Nel mio caso – spiega Francesco – ho alle spalle 16 anni di gavetta, con diversi contratti temporanei, co.co.pro., i “cosiddetti assegni di ricerca” … ma dal 2009 sono a tutti gli effetti un dipendente interno dell’IAPS. Per assurdo la mia posizione attuale è una delle migliori nel mondo del precariato, ma ogni anno mi trovo a domandarmi se verrà rinnovato il mio contratto oppure no”. Una spada di Damocle sulla testa di ricercatori formatissimi, ai quali però non viene garantito un posto di lavoro definitivo, con contratto stabile: “Chi lavora con i “contratti atipici” non ha garantiti i permessi per malattia, la maternità, la tredicesima, né i pieni contributi pensionistici che il contratto da dipendente invece assicura”, spiega Francesco. “Da sempre i nostri contratti vengono finanziati dalle agenzie spaziali italiana e europea, ASI ed ESA. Siamo contenti dell’operato del governo e speriamo che gli istituti recepiscano il messaggio e provvedano ad assumerci quanto prima”, si augurano i precari dell’IAPS, nella speranza di “uscir a riveder le stelle” con in mano un contratto a tempo indeterminato che riconosca il valore del loro lavoro.
Il Ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia e il ministro della Ricerca Valeria Fedeli hanno annunciato l’approvazione dell’emendamento al disegno di legge di Bilancio 2018 in favore degli enti di ricerca per il superamento del precariato. L’emendamento prevede 10 milioni di euro per il 2018 e 50 milioni dal 2019 per la trasformazione e stipula di contratti a tempo indeterminato di ricercatori e tecnologi per ora precari, per un totale di 2.170 posti. Nello stesso emendamento è stata prevista anche la stabilizzazione di 500 unità del CREA. Adesso si attende la fiducia da parte del governo, poi la decisione della Camera attesa per il 19 dicembre.
Una delegazione di precari della Ricerca dell’IAPS istituto dell’ INAF dell’area di ricerca Cnr-Artov hanno spiegato l’ importanza della Ricerca Pubblica per la società italiana alla convention de “L’Italia in Comune” svoltasi a Roma, davanti a sindaci di tutta Italia e al presidente della Regione Lazio Zingaretti. I ricercatori hanno chiesto l’applicazione del DecretoMadia a Valeria Fedeli per l’assunzione.
Laura Alteri