UN GROSSO GRUZZOLO
A luglio scorso il giudice Corrado Cartoni del Tribunale civile di Roma ha dato ragione agli otto Comuni nuclearizzati che hanno fatto ricorso contro quella legge Finanziaria che decurtò le compensazioni alle nove aree colpite da siti nucleari, (quattro centrali e 5 impianti di trattamento del combustibile): ha condannato la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e il Ministero dell’economia e finanze a versare ai Comuni ricorrenti somme che vanno da circa 1,4 milioni ad oltre 26 milioni di euro, per il periodo dal 2004 al 2011. Tra questi c’è anche Minturno, nel sud della Provincia di Latina, confinante con la vecchia centrale del Garigliano, a Sessa Aurunca, nel casertano. Se in via definitiva passerà la linea dei Comuni ricorrenti per essi il 100% del ristoro varrà anche per tutti gli anni successi a quello in cui hanno avviato il ricorso, fino al completo smantellamento dei siti radioattivi. E visto il lento e tragicomico valzer di questo complicato percorso, la compensazioni dureranno decenni. Nessuno è in grado davvero di dire quanto ci vorrà per smantellare e mettere in sicurezza l’ex di Latina, simile a quello di Chernobyl. Nessuno al mondo ha mai smantellato un reattore a grafite – elemento che costituisce uno dei maggiori problemi – come quello.
INERZIA ATOMICA
Non hanno mosso un dito né Cisterna, guidata in quel periodo rispettivamente dai sindaci Antonio Merolla e poi da Eleonora Della Penna, né Nettuno, al comando di Alessio Chiavetta e poi della Commissaria prefettizia Raffaella Moscarella. Immobili anche il Comune di Latina, amministrato allora dal team dell’avvocato Giovanni Di Giorgi e poi dal Commissario prefettizio Giacomo Barbato, e la Provincia di Latina, presieduta da Armando Cusani e quindi dall’avv. Eleonora Della Penna. Da Latina, in verità, si era levata la voce dell’allora Sindaco Vincenzo Zaccheo, silurato dai suoi stessi alleati nel 2010. La nuova Amministrazione di Damiano Coletta, insediatasi mentre arrivava la sentenza che condanna lo Stato a dare il famoso 70% tagliato, in attesa del giudizio d’Appello, ha intimato al Governo di fermare la prescrizione delle somme dal 2006 in poi (il 2005 si è prescritto). Se la sentenza d’appello confermerà quella di primo grado, Latina chiederà di essere ammessa a quel 70% indebitamente negato, possibilmente senza aprire un nuovo processo, ma determinati comunque a fare causa allo Stato.
NETTUNO CERCA DI CAPIRE
Hanno intenzione di rivendicare in giudizio le somme mai ricevute, con una propria azione legale o unendosi alla causa in corso? È la domanda che abbiamo inviato ai rispettivi Sindaci e Amministrazioni comunali di Cisterna e Nettuno e alla Presidente della Provincia di Latina. Mentre scriviamo, nessuna risposta dalla Provincia né dal Comune di Cisterna guidati entrambi dall’avv. Eleonora Della Penna. A Nettuno hanno girato il quesito al dirigente ing. Benedetto Sajeva: «Non siamo mai stati coinvolti nell’iniziativa giudiziaria degli altri Comuni», ci ha detto, spiegandoci che vuole prima confrontarsi con l’Ufficio legale dell’Ente. La causa ha interessato la stessa Anci: l’Associazione nazionale dei Comuni italiani in cui l’ex Sindaco nettunese, Alessio Chiavetta, fu eletto presidente della sezione Lazio a novembre 2014… «Intervenire ad adiuvandum adesso – spiega una fonte legale che segue il ricorso – avrebbe solo valore di pressione innanzi ai Giudici, ma non farebbe estendere il riconoscimento del 70% delle compensazioni a chi non è si è costituito prima della chiusura della fase istruttoria. Dovrebbero iniziare una nuova causa».