Erano scesi in strada anche ieri sera gran parte delle oltre cento persone straniere accolte presso l’albergo Casal delle Palme sull’Appia a Latina. Il motivo della protesta era sempre lo stesso, il cibo. E in particolare, il riso. Gli ospiti del centro, tutti di origine africana, hanno manifestato il loro malcontento per il cibo in maniera ancora più energica nel pomeriggio intorno alle 15:30, quando rovesciavano in strada piatti, posate e bicchieri oltre ad un certo numero di tavoli e sedie delle cucine presso le quali hanno trovato alloggio, bloccando la viabilità della strada. Un malcontento che si placava solo all’arrivo di non meno di una decina di volanti delle forze dell’ordine tra carabinieri e polizia di Stato. Dietro lo scontento dei cittadini africani però ci sarebbe qualcosa di più di un palato troppo raffinato. Circolano infatti sul web e in particolare sui social network dei filmati in cui si asserisce che esiste un modo per risparmiare sulla produzione del riso, fabbricando dei chicchi letteralmente fatti di plastica. “Il riso è di plastica” dicevano alcuni dei migranti accolti nel loro italiano approssimativo. Ma con questa parola non indicavano solo la sensazione che il riso fosse gommoso. Ma che si tratti letteralmente di plastica. Infatti alcuni ancora mostrano i filmati sui telefono cellulari in cui circola la bufala, perché di bufala si deve trattare. La cooperativa che si occupa di questi migranti, infatti, assicura di fornire loro del cibo di qualità e di fare agli ingredienti che tra l’altro i ragazzi (tutti molto giovani e quasi tutti maschi) cucinano per proprio conto. Insomma, la rabbia dei migranti sembra che graviti intorno a questa bufala del web, il riso di plastica, che ha spaventato a tal punto i cittadini africani da farli manifestare addirittura malori e rabbia quasi incontrollabile. Il traffico sull’Appia è tornato ora regolare e le forze dell’ordine hanno ripristinato la calma tra i migranti, aiutati dagli operatori della cooperativa. Ora non resta che convincerli, eventualmente, che il cibo che gli danno è vero e non un simulacro di plastica.
Ivan Eotvos