Nuova bomba sull’ABC, l’Azienda speciale dei rifiuti di Latina. Stavolta, almeno, da fuori palazzo e con nome e cognome: un ricorso amministrativo della De Vizia Transfer Spa contro l’iter che ha portato all’ABC, fiore all’occhiello dell’Amministrazione del Sindaco Coletta. La Spa chiede di annullare l’iter che ha portato alla stessa ABC e di ripristinare la gara d’appalto in cui si candidò a prendere il posto della Latina Ambiente Spa. Il libero mercato – dice – è stato mortificato. E paradossalmente, la De Vizia sembra avere ragione. Ma per motivi diversi da quelli che lamenta nel ricorso. Ora vedremo perché. Intanto in Commissione trasparenza venerdì 27 ottobre i Consiglieri comunali di opposizione (Pd e Forza Italia) hanno rinfacciato alla maggioranza il bando di gara abortito dall’Amministrazione Coletta, ma prima ancora censurato dalla comunità imprenditoriale pontina e dall’Autorità nazionale anticorruzione.
LE ORIGINI: ASSE FORZA ITALIA-PD
L’imput al bando arrivò con l’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale il 12 maggio 2015 (a favore Forza Italia, PD e Fabio Cirilli). Dopo quella seduta alcuni Consiglieri uscirono scortati dalla Polizia per timore delle reazioni di qualche lavoratore della Latina Ambiente. Il bando fu poi elaborato e lanciato quando il Comune commissariato era in mano al Prefetto Giacomo Barbato, coadiuvato dai tre subcommissari Luigi Scipioni, vice Prefetto vicario a Latina, Paolo Canaparo, Vice Prefetto in servizio al Ministero dell’Interno e Michele Albertini, dirigente della Prefettura di Brindisi. Altissima la posta in gioco: oltre 18 milioni di euro per un appalto lungo 7 anni.
RIESUMARE LA GARA?
Ma la gara d’appalto, come concepita da un pezzo di Stato, è andata a monte dopo che un altro pezzo dello Stato, l’Autorità nazionale anticorruzione, lo ha censurato: “criteri irragionevolmente restrittivi”, “sembra dimensionato sulla raccolta tradizionale su strada”, scrive l’Anac nella sua raccomandazione al Comune che gli aveva sottoposto gravi dubbi. Certi criteri facevano somigliare il bando ad un abito su misura per qualcuno. Né si capiva come poter arrivare al 65% di raccolta differenziata imposto dalla legge e ottenibile solo con il ‘porta a porta’ in tutto il territorio comunale, non certo con i cassonetti stradali. È arcinoto. Lo chiarì ad esempio, nel 2002, la commissione di esperti nazionali, nominati dall’allora sindaco romano Walter Veltroni. Nel bando latinense, scrive l’Anticorruzione, “non è dato evincere nella tipologia dei servizi elencati […] una specifica indicazione del servizio di raccolta differenziata”. Come e cosa si pensava di fare, in concreto? Le chiacchiere stanno a zero, secondo l’Amministrazione Coletta: «La raccomandazione dell’Anac, riconosce le criticità in quel bando – afferma il Sindaco – e dice che fino all’ultimo giorno utile l’Amministrazione in autotutela può annullare l’atto. E noi lo abbiamo annullato e optato per l’ABC: il progetto è in corso e si realizzerà».
QUALE CONCORRENZA?
Legittimamente il ricorso della De Vizia Transfer invoca libera concorrenza in libero mercato. Giusta aspirazione che appare destinata ad essere frustrata se si guardano certi fatti. Alla gara avviata dal Commissario Barbato hanno partecipato due ditte. Una è la stessa De Vizia Transfer, nota da anni alla politica e alle cronache locali: nel 2010, il quotidiano di Latina ne ricordava grane giudiziarie e precedenti di polizia riportati dall’allora Prefetto pontino Bruno Frattasi nella sua relazione sul condizionamento mafioso al Comune di Fondi. L’altro soggetto fattosi avanti è l’Associazione temporanea di imprese AVR Spa – Ditta Sangalli: la prima è nota soprattutto per i lavori stradali, più che come realtà industriale di peso nel settore rifiuti. La Sangalli è quella che recentemente a Frosinone si è vista togliere l’affidamento dell’appalto da oltre 26 milioni di euro proprio su ricorso della De Vizia. Il Tar e poi il Consiglio di Stato l’hanno fatta fuori perché ritenuta senza i requisiti morali prescritti: vari membri della famiglia Sangalli sono stati condannati in via definitiva con patteggiamento a 4 anni (ridotti a tre con l’indulto) per corruzione in appalti monnezzari.
Anche a Maenza, provincia di Latina, la Sangalli è stata esclusa per analoga carenza di requisiti di moralità professionale (è poi rientrata all’ultimo minuto finendo seconda). Requisiti imposti dalla legge e richiesti anche nel bando latinense finito ora davanti al Tar.
LA LIBERA CONCORRENZA E LE DOMANDE CHE NESSUNO FA
Torniamo alla libera concorrenza. Ad innescare i dubbi posti dal Comune all’Anticorruzione sono stati altri concorrenti del libero mercato: la Del Prete di Sermoneta Scalo, l’Unione degli industriali e la Federlazio che raggruppa piccole e medie imprese. Per quei dubbi anche il liquidatore della Latina Ambiente, il prof Bernardino Quattrociocchi docente universitario di Economia, aveva diffidato il Comune. A fare ricorso contro l’affidamento dell’appalto di Frosinone alla Sangalli è stata la stessa De Vizia Transfer in associazione temporanea d’imprese con Urbaser SA. Le hanno dato ragione ed è subentrata alla rivale. Ora a Latina, se il ricorso contro Azienda speciale ABC e Comune avrà successo e se verrà ripristinata la gara d’appalto censurata dall’Anticorruzione e poi annullata, chi avrebbe davvero concreta speranza e logica possibilità di vincere? Se vincesse AVR – Sangalli, De Vizia non farebbe ricorso? In un modo o nell’altro, sul rispetto del libero mercato, appare chiaro perché ha ragione De Vizia Transfer. Il 9 novembre è prevista la prima udienza al Tar di Latina, per decidere se sospendere gli atti che hanno generato l’annullamento della gara d’appalto censurata dall’Anac e portato all’Azienda speciale ABC, come chiede la De Vizia. I suoi avvocati sono molto preparati, uno è stimatissimo ai massimi livelli istituzionali, tanto che nel suo studio legale ha lavorato la moglie di un ex Ministro dell’Interno.
Francesco Buda
«Sono stato nei giorni scorsi al Festival della pubblica utilità di Imola – dice al Caffè il Sindaco di Latina Damiano Coletta – e continuo a trovare conferme e ammirazione per quello che stiamo facendo: l’esperienza di Latina è vista al livello regionale e nazionale come un modello sano possibile, da cui creare àmbiti ottimali per la gestione dei rifiuti. Abbiamo toccato interessi altri, il progetto ABC può cambiare le cose. Mi sembra che ci sia una volontà di stoppare questo processo. Come è uso e costume del vecchio sistema di far politica, che abbiamo buttato fuori, è scattata la macchina del fango nel momento in cui l’Azienda speciale ha iniziato a prendere piede: c’è una parte del sistema che sente che stiamo andando avanti e usa certi metodi per tentare di fermarci: ci avvelenano o pozzi», dice ancora Coletta. «Anche l’interrogazione parlamentare di Gasparri, che parla di “presunta opacità” e mancanza di trasparenza dell’operato del Comune di Latina – aggiunge il Sindaco -, è in linea con tutto questo avvelenamento. È la conferma che stiamo lavorando bene e stiamo trasformando questa macchina amministrativa in un àmbito di legalità e ordine, anche con nuovi regolamenti e controllo di gestione». Tra fango e veleni, i fatti diranno chi ha ragione.