Sono intenzionati ad andare fino in fondo i proprietari degli alloggi Ater di via Morandi, acquistati alcuni anni fa con sacrifici quando l’Istituto decise di metterli in vendita, per rivendicare i loro diritti di tornare nel possesso dei sottotetti, prima adibiti a parti comuni del condominio come stenditoi, lavatoi e ripostigli , dove ora l’Ater, per rispondere all’emergenza abitativa del Comune, sta realizzando dei mini appartamenti di 35 metri quadri. Una decisone che ha fatto infuriare da subito questi cittadini che si sono sentiti colpiti nei loro diritti e, per questo, si sono rivolti ad un legale, intentando una causa contro l’Istituto. Alcuni giorni fa, presso il Tribunale di Albano (sede distaccata del Tribunale di Velletri) si è svolta la prima udienza, chiamata di conciliazione, che però si è conclusa con un nulla di fatto perché l’Ater non si è presentata, mentre erano presenti la maggior parte dei ricorrenti (che sono una ventina) e chi non era potuto essere presente aveva inviato una delega. Una presa di posizione decisa e determinata la loro per quello che dagli stessi proprietari ed ex inquilini, viene ritenuto un “abuso” dell’Istituto. La diatriba, è bene ricordarlo, nasce nell’agosto del 2015 quando, in barba alla netta’opposizione manifestata un paio di mesi prima nel corso di una infuocata assemblea con i dirigenti e tecnici dell’Istituto, l’Ater con un cartello comunicava l’inizio dei lavori di ristrutturazione dei sottotetti. La reazione in questa occasione fu assai dura perché assegnatari e proprietari sbarrarono le porte d’ingesso agli edifici e gli operai furono costretti a fare retromarcia. Uno stop forzato di alcuni mesi ma alla fine i lavori hanno avuto avvio e ad oggi sono sei i mini alloggi realizzati su dieci preventivati nelle cinque palazzine, ma il disappunto di questi cittadini è sempre alle stelle.“ Questi mini alloggi, come vengono chiamati, possono creare altri problemi in stabili dove manca la manutenzione. – commentano all’unisono – Ci devono ridare la proprietà dei sottotetti e rifare le facciate che cadono a pezzi”. “Sul contratto di compravendita sottoscritto nel 2011 c’è chiaramente scritto che i sottotetti sono spazi comuni indivisibili. Solo nell’ultimo contratto del 2014 hanno cambiato la postilla- spiega Francesco Bellisari, uno dei proprietari.” “Per fare i lavori- fa eco la signora Tomei – usano anche il nostro ascensore, che se si rompe dobbiamo riparare a nostre spese. Noi- aggiunge – paghiamo anche oltre cento euro al mese per le spese di condominio che comprendono vari acconti per il consumo acqua, ascensore, energia elettrica manutenzione delle aree verdi che, tra l’altro non vengono mai effettuate. Tutto questo dopo avere acquistato la casa. Pensavo che così mi sarei staccata completamente dall’Istituto, invece dipendiamo ancora da loro. Per non parlare- sottolinea – dei disagi enormi che questi lavori, che vanno a rilento, ci stanno arrecando. A causa degli stessi succede che salta la corrente e si brucia il salva vita che ho dovuto rimettere”. “Sotto casa mia è tutto transennato perché, come è avvenuto, c’è il rischio che cadano pezzi di cemento e d’intonaco ma l’ Ater ha pensato di fare delle “piccionaie”, con una sola finestra che illumina la stanza, anziché aggiustare queste palazzine”- aggiunge un altro proprietario sottolineando come il pagamento “dell’acqua all’Istituto con conteggi che non sono giustificati” sia un altro problema. “ non leggono i contatori e ci arrivano costi a forfait per il consumo di acqua di tre-quattro anni fa. E’ inammissibile tutto ciò. L’Ater sta commettendo errori e abusi – commenta secco”.
E noi non demorderemo facilmente, continueremo fino in fondo la nostra battaglia per rivendicare la giustezza delle nostre istanze”. Infine c’è un’altra domanda che proprietari e inquilini si pongono “ Le palazzine erano state concepite per otto appartamenti ogni scala: adesso con questi nuovi alloggi reggeranno queste strutture?”. Questione di non poco conto vista le condizioni in cui questi edifici si trovano.
Maristella Bettelli