A chiedere giustizia in merito all’omicidio del ladro Domenico Bardi sono intanto i familiari della vittima. «Mimmo era un lavoratore, un ragazzo di cuore che ha aiutato sempre tutti. Alcuni lo hanno confuso con un cugino omonimo, ma lui era un incensurato», dichiara il fratello Ludovico, cameriere di professione, recatosi subito a Latina insieme al papà e ad altri familiari, mentre la sorella, che vive in Germania, stava rientrando in Italia. «Avevamo discusso per una sciocchezza, per decidere dove far tagliare a nostro figlio la torta di compleanno – aggiunge la moglie del 41enne, Sanda, casalinga – e l’ultima volta l’avevo sentito sabato sera. Domenica non si era fatto vivo. Poi ho avuto la sensazione che fosse successo qualcosa di grave, ho provato a chiamarlo ma il telefono era sempre spento. Quando ho sentito in tv di un uomo di 41 anni di Napoli ucciso ho subito capito che era lui, prima che venisse a casa la Polizia. Ho dovuto portare nostro figlio di nove anni in camera e dirgli che il papà non c’è più. Io chiedo solo giustizia». «Domenico da oltre un anno non aveva più lavoro nell’edilizia e non riusciva a portare il pane a casa. Aveva fatto tanta fatica per avere un figlio», afferma un cugino. «Avevamo spedito tanti curricula, anche tramite internet», aggiunge la moglie. «Viviamo in un quartiere difficile di Napoli, il rione Traiano. Probabilmente Domenico ha pensato di risolvere qualche problema mettendo a segno un furto. Deve essersi unito a persone sbagliate. Ma quell’avvocato ha ucciso un uomo disarmato. Parliamo di un omicidio», sostengono sempre i cugini. Due drammi. Quello dell’avvocato trasformatosi in assassino e quello della famiglia del 41enne, con un bambino diventato un orfano.
Clemente Pistilli