LA CRONACA
Omicidio volontario. Questa l’accusa con cui è indagato l’avvocato Francesco Palumbo, 47 anni, di Latina, il legale che domenica pomeriggio 14 ottobre ha sparato e ucciso un ladro che aveva appena messo a segno un furto nell’abitazione del padre. Il Caffè ha domandato ai cittadini di Latina, Aprilia, Ardea, Pomezia, Roma e Castelli Romani la loro opinione sull’episodio di cronaca che ha scosso l’intera nazione. Scorrendo nella photogallery è possibile leggere come hanno risposto gli intervistati.
LA DOMANDA
Le indagini sul ladro ucciso dall’avvocato a Latina sono ancora in corso e non sappiamo ancora come si siano svolti precisamente i fatti. Secondo lei, sarebbe sempre da riconoscere la legittima difesa per chi spara, anche se il ladro sta scappando?
LA RICOSTRUZIONE
Il professionista, attorno alle 16.30 di domenica 15 ottobre, ha ricevuto tre messaggi sul cellulare che segnalavano la rilevazione da parte del sistema antintrusione di estranei sul balcone e in due stanze dell’appartamento del papà, al primo piano di una palazzina in via Palermo, nei pressi del centro commerciale “Morbella”. Il legale, che ha un regolare porto d’armi, si è quindi recato sul posto, portando con sé una pistola calibro 9 e due caricatori. Messo piede nel giardino condominiale, l’avvocato ha visto che sul retro era stata poggiata una scala in alluminio, con cui tre ladri avevano raggiunto l’appartamento del padre. Uno di quest’ultimi, che faceva da “palo”, stando a quanto riferito dall’indagato alla squadra mobile, gli avrebbe subito detto: “Che vuoi? Fatti i fatti tuoi”. Palumbo avrebbe quindi replicato sostenendo di essere il proprietario di quella casa e che avrebbe chiamato la Polizia. A quel punto, il “palo” e un secondo ladro, stando sempre alle dichiarazioni del 47enne, avrebbero iniziato a minacciarlo e uno dei due avrebbe messo una mano in tasca, come per prendere una pistola. «Ha avuto l’esatta percezione di un pericolo concreto e imminente per la sua vita», riferiscono i difensori di Palumbo, gli avvocati Leone Zeppieri e Luca Amedeo Melegari. E in quel momento il 47enne avrebbe fatto fuoco. Inizialmente erano stati ipotizzati 7-8 colpi, ma poi, recuperati dalla Polizia nel corso di diversi sopralluoghi i vari bossoli e le ogive, ne sono stati contati 12. Due colpi hanno colpito un terzo ladro alle spalle, all’emitorace sinistro, uccidendolo. A terra, nel giardino, è così rimasto il corpo di Domenico Bardi, 41 anni, di Napoli, mentre gli altri due ladri si sono dati alla fuga. In quel momento nella palazzina di via Palermo sarebbe stata presente solo una vicina di casa dei Palumbo, Laura, che non si sarebbe però resa conto dell’accaduto. «Quando la Polizia è venuta a suonare alla mia porta – racconta Laura – e mi ha detto che c’era un uomo morto in giardino pensavo a uno scherzo. Avevo sentito dei botti, ma mi sembravano petardi. Poi ho scoperto che un bossolo era finito anche in casa mia. Qui – specifica la donna – sono stati compiuti diversi furti. Soltanto io ne ho subiti tre, l’ultimo ad agosto». Dalle case limitrofe è però stato dato l’allarme e quando la Polizia è giunta in via Palermo ha trovato l’avvocato Palumbo e il corpo senza vita di Bardi. Dopo un interrogatorio durato oltre tre ore, il legale è stato rilasciato e indagato dunque a piede libero. «Parliamo di un uomo distrutto. Ha sparato in aria, senza mirare, e accidentalmente quei colpi hanno raggiunto la vittima. Sente tutto il peso morale di aver privato un uomo della vita», assicurano i difensori. Per gli inquirenti determinanti saranno però gli accertamenti balistici. Da un primo esame compiuto dal medico legale, Tommaso Cipriani, Bardi sarebbe stato colpito da una distanza di circa dieci metri e ora, alla luce degli accertamenti sia medico-legali che balistici, il sostituto procuratore Simona Gentile dovrà ricostruire nel dettaglio l’accaduto.
Clemente Pistilli