Il 4 ottobre, a Latina il Comune ha dovuto chiedere ai cittadini di tenersi in casa l’umido: nella mattinata i Carabinieri forestali avevano sequestrato l’impianto che li trattava, la S.E.P. di Pontinia. Troppe puzze. Questo il motivo. Il servizio a Latina è ripreso. «Stiamo conferendo a Torino, visto che la RIDA Ambiente di Aprilia non può ricevere organico e che tutti gli altri impianti nel Lazio sono saturi», spiegano al Caffè il Sindaco Coletta e l’Assessore all’ambiente Roberto Lessio. La vicenda S.E.P. squarcia, di nuovo, il sipario del pessimo teatrino in scena da troppo tempo su questo strategico business. L’impianto sequestrato è autorizzato a ricevere 49.500 tonnellate l’anno d’immondizia da 28 Comuni, tutti messi in imbarazzo dal non poter più scaricare nell’impianto sequestrato. LA S.E.P. dovrebbe tirare fuori compost di qualità, una sorta di terriccio fertilizzante naturale, da scarti alimentari ed altri rifiuti biodegradabili. Riceve anche fanghi della depurazione industriale e delle fogne urbane. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale, l’Arpa Lazio, vi ha trovato anche “feci animali, urine e letame”. L’ipotesi di reato per la S.E.P. sarebbe “getto pericoloso di cose”. Un peccatuccio veniale, a guardare il codice penale che lo punisce con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a 206 euro. Un inferno a detta di ci chi vive vicino e che da anni lamenta di subire un grave peggioramento nella qualità della vita a causa del tanfo pestilenziale. Non si sono limitati a protestare o a farsi refertare al pronto soccorso per i malroo da tanfo nauseabondo. Il Comitato Mazzocchio ha cercato documenti, studiato la situazione, interessato gli Enti locali fin su alla Regione Lazio, dove governano queste faccende l’arch. Demetrio Carini e l’ing. Flaminia Tosini, che è anche assessora all’ambiente e vicesindaca a Vetralla, nel viterbese, in quota Pd. Dopo anni, due sopralluoghi dell’Arpa presso la S.E.P. hanno rilevato una sfilza di stranezze. Già tra l’una e l’altra ispezione, l’Arpa lamentava che non si riusciva a capire come lavorava e quindi a monitorare l’impianto S.E.P., cosa vi entrasse di preciso e cosa vi uscisse davvero. “Né l’autorizzazione né la documentazione a corredo dell’istanza specificano la tipologia di ammendante prodotta presso l’impianto in questione – scriveva l’ing. Rossana Cintoli, responsabile Autorizzazioni integrate ambientali Arpa Lazio -, non consentendo peraltro né di rendere possibile la verifica della conformità dell’ammendante prodotto né di valutare la coerenza dei rifiuti ammessi a trattamento con il prodotto finale. […] Con riferimento alle emissioni in atmosfera si evidenzia che il quadro autorizzato non risulta univocamente definito”, e nella mappa presentata “i punti di emissione non risultano georefernziati (non indicava i luoghi in cui si trovano, ndr) e mancano i sistemi di abbattimento (filtri, ndr) previsti per ciascuno di essi”. Infine, chiosa il documento Arpa, “non si può ignorare la presenza di numerose sorgenti di odori di tipo diffuso la cui intensità è strettamente legata ad una buona gestione dell’impianto, evidenziando peraltro l’assenza di qualsivoglia monitoraggio delle medesime”. Le puzze, insomma, anche nella relazione dell’ing. Cintoli, che risale al 10 dicembre 2015. Quasi due anni dopo, i Carabinieri forestali hanno sequestrato il sito il 4 ottobre: San Francesco, nel giorno del Santo di fratello Sole e sorella Acqua. Tanti presunti rappresentanti dei cittadini e dell’Amministrazione ci hanno dormito sopra. Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il suo Assessore all’ambiente le hanno annunciate come soluzione del futuro proprio per superare le vecchie logiche e i grandi impianti. A giugno, però, la Regione ha autorizzato la S.E.P. a ricevere altre 50 tonnellate di rifiuti al giorno in più. Una buona notizia, infine: i Comuni di Latina, Pontinia, Aprilia, Sermoneta e Sabaudia si sono messi insieme per gestire congiuntamente i rifiuti. Obiettivo primario, è quel che chiede la legge: ridurli all’origine. Come? Innanzitutto con le compostiere domestiche e di comunità. Ciò che, dal basso, taglia i viveri a certi impianti e a certi affaristi.
12/10/2017