La società Suvenergy ha avanzato quella che in gergo tecnico viene indicata con il termine di ‘variante progettuale’. In sostanza vuole trasformare un impianto per estrarre ‘bio’gas da 117mila tonnellate all’anno di letame, in un ‘bio’metano da 60mila tonnellate all’anno per l’organico, ovvero avanzi alimentari, sfalci e potature verdi. Il vecchio impianto industriale è stato autorizzato ad ottobre 2015 dalla precedente Giunta Di Fiori, ma non ancora costruito.
È previsto, dice il progetto, “ad una distanza che varia dai 250 ai 400 mt. dalle abitazioni piuÌ€ vicine di Tor di Bruno”. Il vincolo dei 500 metri degli impianti a rifiuti dalle case fu cancellato dalla giunta regionale Polverini. Sul progetto Suvenergy, come di solito in altri analoghi, non sono citate eventuali “alternative ragionevoli prese in esame dal proponente […] compresa l’alternativa zero”, come prevede l’articolo 22 del Codice dell’ambiente. In sostanza, chi vuol fare queste fabbriche dovrebbe indicare nei progetti altri modi e tecnologie per trattare i rifiuti senza danneggiare l’ambiente. Come ad esempio le compostiere domestiche e di comunità per l’organico.
ENTI E CITTADINI AL TAVOLO
Oltre alla Regione, al faccia a faccia saranno presenti l’Area Metropolitana di Roma guidata dalla Sindaca di Roma, il Comune di Ardea, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, la Asl Roma 6, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale Roma-Latina, la stessa società Suvenergy, il comitato Ribelli di Montagnano e l’associazione Latium Vetus di Pomezia. Tutti costoro avranno diritto di parola e potranno esprimere nel corso dell’incontro il proprio parere tecnico sull’impianto.
FUCCI E IL VINCOLO DEL MIBACT
L’incontro si preannuncia particolarmente caldo visto che la zona interessata dal progetto rientra nella proposta di vincolo con il quale il Ministero dei Beni e Attività Culturali intende classificare come area di notevole interesse pubblico 2mila ettari di territorio tra i Comuni di Ardea e Pomezia. La cartografia tracciata dai tecnici del Ministero guidato da Dario Franceschini, include le località Torre Maggiore, Solforatella, Cerqueto, Monachelle, Vittorie, Valle Caia, Pescarella, Tor di Bruno e Muratella. Ricomprende in particolare l’interporto di Pomezia, la struttura strategica per lo scambio di merci e la logistica su rotaia e gomma che gli imprenditori con il sostegno della potente associazione Unindsutria e l’Amministrazione comunale di Pomezia sono fortemente intenzionati ad ampliare.
ARDEA VUOLE IL VINCOLO
Al contrario, l’Amministrazione di Ardea, guidata dal primo cittadino Mario Savarese, si è espressa a più riprese a favore del vincolo ministeriale con delibere di Consiglio e di Giunta. L’iter di approvazione del vincolo durerà ancora qualche mese, ma dallo scorso 19 maggio già impedisce la costruzione di qualsiasi manufatto civile e industriale. Se il vincolo dovesse essere confermato in via definitiva, farà saltare di conseguenza l’impianto Suvenergy, ma anche altre due fabbriche a spazzatura. Quella Cogea di Pomezia, in località Torre Maggiore-Santa Palomba, da 60mila tonnellate all’anno di rifiuti, e quella della Biovis ad Ardea in località Caronti da 30mila tonnellate all’anno. L’Assessora all’ambiente di Ardea, Sonia Modica, sullo scorso numero del giornale il Caffè ha ribadito il “Sì” dell’Amministrazione Savarese al vincolo. Non solo: «Il 19 settembre abbiamo inviato le nostre osservazioni a sostegno della proposta di vincolo, e riguardano in particolare il problema del delicatissimo equilibrio idrografico messo a dura prova dal sistema industriale preesistente. Falde acquifere, sorgenti di profondità e di superficie, pozzi, fossi e deflussi che finiscono in mare e che subiscono da tempo un impatto negativo che riverbera sull’inquinamento ambientale e sulla salute dei cittadini. Stiamo cercando di sostenere la proposta di vincolo con tutte le nostre forze visti gli attacchi che gli sono stati rivolti a vari livelli. La nostra intenzione – ha sottolineato l’Assessora Modica – è di agevolare l’espansione dell’agricoltura e del turismo, non certo l’arrivo di altre attività industriali». Ce n’è abbastanza per immaginare che il Comune di Ardea si opporrà anche al ‘bio’gas Suvenergy durante la Conferenza dei servizi, il 18 ottobre in Regione.
Oltre ai due impianti ‘bio’gas a rifiuti ad Ardea (Suvenergy da 60mila e Biovis da 30mila tonnellate l’anno) e quello di Cogea a Pomezia da 60mila tonnellate, altri sei impianti simili sono previsti a sud di Roma, qui vicino: 2 ad Aprilia, proposte da Kyklos- Acea da 60mila tonnellate al confine con Nettuno e da Fri-El da 50mila tonnellate; 2 ‘bio’gas riguardano Anzio, proposti da Green Cycle da 55mila tonnellate e Anziobiowaste da 100mila tonnellate;1 nel IX Municipio di Roma, in località Solfatara, di Pontina Ambiente da 240mila tonnellate. Complessivamente 8 fabbriche alimentate a rifiuti urbani destinate a trattare non meno di 725mila tonnellate all’anno di rifiuti umidi. Guarda caso proprio la quantità di organico prodotta ogni anno dalla Città eterna. Ma di queste 8 fabbriche a immondizia, nel progetto Suvenergy, non v’è traccia. La legge imporrebbe invece di scriverlo.