Ancora un legame tra il terrorismo e la città di Aprilia, legame che getta ombre inquietanti sul ruolo di Aprilia nello scacchiere del fondamentalismo.
Anche Ahmed Hanachi, l’attentatore che domenica 1° ottobre ha ucciso due donne alla stazione di Marsiglia, aveva vissuto a lungo in Italia, ad Aprilia, con la moglie.
L’aggressore ha gridato “Allah u akbar” prima di colpire le sue vittime, come riferito in precedenza dai testimoni. L’assalitore è quindi stato ucciso dai militari: aveva indosso un altro coltello.
Alle sue impronte digitali sono associati 7 nomi diversi: ogni volta che è stato arrestato dalla polizia ha infatti fornito un’identità differenti. Non era schedato come potenziale affiliato dell’Isis ma dal 2005 era noto alle forze dell’ordine per reati minori, come ha spiegato alla stampa il procuratore della repubblica di Parigi François Molins. Aveva fornito versioni contradditorie sulla sua vita durante i vari arresti: aveva detto di essere nato in Algeria, successivamente di essere nato in Francia.
L’uomo si era trasferito in Italia, ad Aprilia (più precisamente in via Guido Rossa, in centro) dove, tra il 2010 e il 2017 (il 4 maggio è stato cancellato per irreperibilità), aveva ricevuto un permesso di soggiorno poi scaduto. Si era sposato con una donna di Aprilia, salvo poi averla lasciata: ma all’anagrafe del Comune i due risultano ancora essere uniti in matrimonio. La moglie (o ex) ora risulta residente in Tunisia con il nuovo compagno.
Nella notte tra l’1 e il 2 ottobre è stata perquisita dalla Digos la casa della ex suocera, ad Aprilia, per cercare conferme, prove o legami con il fondamentalismo islamico.
Stando alle informazioni raccolte, Hanachi ad Aprilia ha avuto due arresti per spaccio di droga e furto, trascorreva il suo tempo nel bar e non aveva un lavoro. A dire il vero neanche lo cercava.
Il killer era stato fermato a Lione 24 ore prima dell’attentato con l’accusa di taccheggio e di aver partecipato ad alcune rapine nella città, ma era stato rilasciato per mancanza di prove.
È il secondo caso di terrorismo che coinvolge Aprilia, dopo Anis Amri, l’attentatore che lanciò un camion sulla folla di un mercatino natalizio a Berlino (morirono 12 persone) e ucciso a dicembre in un conflitto a fuoco con la Polizia a Sesto San Giovanni: anche lui aveva vissuto a Campoverde.
Anche Ahmed Hanachi, l’attentatore che domenica 1° ottobre ha ucciso due donne alla stazione di Marsiglia, aveva vissuto a lungo in Italia, ad Aprilia, con la moglie.
L’aggressore ha gridato “Allah u akbar” prima di colpire le sue vittime, come riferito in precedenza dai testimoni. L’assalitore è quindi stato ucciso dai militari: aveva indosso un altro coltello.
Alle sue impronte digitali sono associati 7 nomi diversi: ogni volta che è stato arrestato dalla polizia ha infatti fornito un’identità differenti. Non era schedato come potenziale affiliato dell’Isis ma dal 2005 era noto alle forze dell’ordine per reati minori, come ha spiegato alla stampa il procuratore della repubblica di Parigi François Molins. Aveva fornito versioni contradditorie sulla sua vita durante i vari arresti: aveva detto di essere nato in Algeria, successivamente di essere nato in Francia.
L’uomo si era trasferito in Italia, ad Aprilia (più precisamente in via Guido Rossa, in centro) dove, tra il 2010 e il 2017 (il 4 maggio è stato cancellato per irreperibilità), aveva ricevuto un permesso di soggiorno poi scaduto. Si era sposato con una donna di Aprilia, salvo poi averla lasciata: ma all’anagrafe del Comune i due risultano ancora essere uniti in matrimonio. La moglie (o ex) ora risulta residente in Tunisia con il nuovo compagno.
Nella notte tra l’1 e il 2 ottobre è stata perquisita dalla Digos la casa della ex suocera, ad Aprilia, per cercare conferme, prove o legami con il fondamentalismo islamico.
Stando alle informazioni raccolte, Hanachi ad Aprilia ha avuto due arresti per spaccio di droga e furto, trascorreva il suo tempo nel bar e non aveva un lavoro. A dire il vero neanche lo cercava.
Il killer era stato fermato a Lione 24 ore prima dell’attentato con l’accusa di taccheggio e di aver partecipato ad alcune rapine nella città, ma era stato rilasciato per mancanza di prove.
È il secondo caso di terrorismo che coinvolge Aprilia, dopo Anis Amri, l’attentatore che lanciò un camion sulla folla di un mercatino natalizio a Berlino (morirono 12 persone) e ucciso a dicembre in un conflitto a fuoco con la Polizia a Sesto San Giovanni: anche lui aveva vissuto a Campoverde.
02/10/2017