20MILA BEBÉ IN MENO PER PAURA DI NUOVO PARTO
Con l’ulteriore, drammatico risultato di rifiutare altre gravidanze, con esiti davvero infausti sulla fertilità, sulla Vita e sul futuro del Paese: sono infatti almeno 20mila i bambini non concepiti e non nati ogni anno proprio a causa della rinuncia a fare un altro figlio per via di precedente parto traumatico (come riferisce il 6% delle donne che hanno avuto già un parto), circa 300mila mancate nuove vite negli ultimi 14 anni. Questi i dati che stanno facendo il giro d’Italia, rilevati da Doxa nell’indagine “Le donne e il parto”. Dietro al corposo e inquietante dossier, vi sono le donne e mamme dei Castelli Romani con l’associazione La Goccia Magica, che ha commissionato e presentato la ricerca – prima ed unica finora nel suo genere al livello mondiale – insieme ad OVO Italia, l’Osservatorio sulla violenza ostetrica, e alla Onlus toscana CiaoLapo.
ORA I DATI SONO INCONFUTABILI
«Da anni ascoltiamo storie di donne traumatizzate durante il travaglio e il parto e non potevamo continuare a relegare questa realtà ai racconti e nelle case delle madri», spiega Michela Cericco, fondatrice e presidente della Goccia Magica, che dal 2009 sostiene le donne con una corretta informazione sul percorso nascita e con un gran lavoro anche in tema di allattamento al seno. Sono davvero molte le mamme aiutate dal sodalizio nato a Genzano che ora coinvolge diverse donne volontarie alla pari presenti anche in altre città della provincia romana ma pure a Latina ed Aprilia: formate dalla Asl da donna a donna informano e accompagnano le madri. Una realtà riconosciuta anche in àmbito istituzionale, nota ed apprezzata al livello nazionale anche attraverso il Camper Rosa, la postazione mobile che va in giro per la Penisola a promuovere una sana cultura della gravidanza e della maternità e le migliori pratiche naturali e sicure per la salute della mamma e del bebè, informando di concerto con medici, ricercatori, ostetriche. La ricerca Doxa “Le donne e il parto” è stata presentata ieri 20 settembre al Palazzo delle Esposizioni a Roma, alla presenza anche di parlamentari e di importanti addetti ai lavori. Da un lato hanno lasciato attoniti molti operatori della sanità, dall’altro non ha stupito più di tanto chi invece da tempo studia la realtà più vera del percorso nascita in Italia.
«CONFERMATE RICERCHE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ»
«Questi dati confermano quanto da anni abbiamo rilevato come Istituto superiore di sanità, basta andarsi a leggere i nostri report – rammenta il dottor Michele Grandolfo, eminente epidemiologo, che ha condotto innovative e monumentali ricerche su come si partorisce e si nasce nel nostro Paese -. Abbiamo documentato l’utilizzo di pratiche che le linee guida internazionali sconsigliano da decenni, come l’episiotomia (taglio di vagina e perineo, ndr), la manovra di Kristeller (forti spinte sulla pancia della mamma, non di rado con frattura delle costole, ndr), la medicalizzazione quasi che la gestante sia una malata per definizione, l’immediato allontanamento del neonato dalla mamma anziché metterglielo subito in braccio per il prezioso contatto pelle pelle che è un fattore di protezione per la partoriente e per la persona che nasce, i tagli cesarei indiscriminati senza vera necessità e così via». Tutto ciò, anche dalla Organizzazione mondiale della sanità, oggi viene definito violenza ostetrica. «I dati emersi nella ricerca Doxa purtroppo ribadiscono la fotografia scattata con la campagna “#bastatacere” lanciata su Facebook a marzo dell’anno scorso», spiegano Elena Skoko e l’avvocato Alessandra Battisti con Michela Cericco, promotrici della ricerca “Le donne e il parto”. Realizzata in collaborazione anche con un’altra realtà della provincia di Roma, l’associazione “Città delle mamme di Frascati”, #bastatacere in soli 15 giorni, ha raccolto 1.136 testimonianze, non solo di mamme, ma anche di ginecologi e ostetriche e alcuni padri. La campagna è poi proseguita, sempre su internet, mediante un questionario compilato da circa 3mila persone in 12 mesi.
«FAVORIRE LE POTENZIALITÀ DELLA DONNA»
«Quello che serve – aggiunge il dottor Grandolfo – non è più tecnologia o chissà cosa in nome magari di un’ossessiva ansia di sicurezzache ha finito per espropriare la donna delle proprie competenze, ma occorre ascoltare le donne e promuoverne le potenzialità, sono e devono essere loro le protagoniste dell’intero percorso nascita, accompagnate da ostetriche capaci e amorevoli, che si occupano della fisiologia, cioè del naturale procedere della gravidanza fino al parto, con il ginecologo che interviene invece per la patologia». La campagna su Facebook “#bastatacere” non aveva i crismi della scienza statistica, trattandosi di un campione di persone autoselezionato e non scelto secondo i criteri ed il rigore degli statistici. «Le Istituzioni ci avevano detto che erano dati non scientifici, che non poitevano essere presi in seria considerazione e che il problema riguarda il cosiddetto terzo mondo», raccontano le donne dell’Osservatorio sulla violenza ostetrica in Italia che stanno cercando di aprire gli occhi ad operatori e dirigenti sanitari a tutti livelli, fin su ai vertici ministerial dei Ministeri al governo. Ora i risultati raccolti ed elaborati dalla Doxa, la prima agenzia italiana del settore, ci dicono che per 4 donne italiane su 10 (il 41%) l’assistenza al parto è stata per certi aspetti lesiva della propria dignità e integrità psicofisica con ricadute pessime per l’intero Paese.
QUALI SONO LE PRATICHE NEL MIRINO?
In particolare, la principale esperienza negativa vissuta durante la fase del parto è la pratica dell’episiotomia, definita dall’OMS “dannosa, tranne in rari casi”, che invece è stata subita complessivamente da oltre la metà (54%) delle mamme intervistate. Tale pratica risulta avvenuta “a tradimento” – senza l’obbligatorio consenso informato per autorizzare l’intervento – per tre partorienti su 10, negli ultimi 14 anni, vale a dire 1,6 milioni di donne (il 61% di quelle che hanno subito un’episiotomia). Inoltre, per il 15% delle donne che hanno vissuto questa pratica, pari a circa 400.000 madri, si è trattato di una menomazione degli organi genitali, mentre il 13% delle mamme, pari a circa 350.000, con l’episiotomia ha visto tradita la loro fiducia nel personale ospedaliero. E ancora: il 27% delle madri lamenta una carenza di sostegno e di informazioni sull’avvio dell’allattamento e il 19% la mancanza di riservatezza in varie fasi e momenti della loro permanenza nell’ospedale. Inoltre, il 12% delle donne afferma che gli è stata negata la possibilità di avere vicino una persona di fiducia durante il travaglio; al 13% non è stata concessa un’adeguata terapia per il dolore.
SERVE AMORE. A BREVE I NUOVI DATI DI #BASTATACERE
«Infine – sottolinea la Doxa – non può non destare allarme, in relazione alla sicurezza e al rischio nel parto, il 4% di donne (circa 14.000 all’anno) che afferma di avere vissuto una trascuratezza nell’assistenza con insorgenza di complicazioni ed esposizione a pericolo di vita. L’Istituto Superiore della Sanità stima che in Italia, ogni anno, ci siano oltre 1.259 casi di “near miss” ostetrici documentati, mentre le morti materne sono sottostimate del 60%». «Scopo della ricerca – concludono le promotrici – non è attaccare gli operatori sanitari e chi con preparazione, dedizione e impegno offre prestazioni alle madri. Ci vuole Amore e rispetto della madre e del bebè, nel rispetto di quelle che sono le linee guida e le migliori procedure validate e raccomandate dalla scienza». «Questo è ciò che raccomanda anche l’Organizzazione mondiale della sanità, deifinito in gergo come “compassionate care”», spiega la professoressa Sandra Morano dell’università di Genova. Ginecologa e ricercatrice, ultimamente ha dimostrato come ridurre drasticamente i cesarei inutili addirittura nelle donne che hanno avuto precedenti cesari, con la ricerca europea “Optibirth”. Prossimo contributo di verità, come concreta azione positiva e costruttiva per cambiare in meglio cose, sarà la pubblicazione dei risultati dell’indagine online #bastatacere che si è chiusa lo scorso 27 maggio. Una grossa luce si potrà avere tra non molto in particolare sulla situazione nel Lazio: il dottor Grandolfo sta ultimando l’elaborazione dei risultati della nuova ricerca epidemiologica che ha condotto sugli ospedali di Roma, per conto del Collegio delle ostetriche di Roma e provincia. Nel frattempo, si pone la questione se iniziare o meno a mettere anche questo temi e questa realtà nell’agenda della battaglia contro la violenza sulle donne e sui minori.