Il deputato Pd Marco Miccoli ha interrogato il Ministro del Lavoro sull’annunciato taglio di 456 dipendenti su 1626, di cui 274 informatori scientifici e 182 amministrativi, in tutte le sedi aziendali. I numeri più pesanti investono la sede di Pomezia, che rischia dai 250 ai 300 licenziamenti. Le motivazioni addotte dall’azienda in relazione agli esuberi sono state: «la dimensione critica in termini finanziari e dell’assetto produttivo per poter agire nel complesso contesto competitivo globale»; «il lieve decremento del mercato farmaceutico nel canale retail, nel quale si concentra il fatturato Alfasigma»; «la spesa nazionale farmaceutica nazionale inferiore del 30 per cento rispetto agli altri grandi Paesi Europei»; «il contenimento della spesa nel settore» come ad esempio nella revisione del prontuario avvenuta nel 2015»; infine, ma non ultima come causa della crisi, «la duplicazione» di alcune figure professionali che si è determinata con la definitiva maxi-fusione, conclusasi formalmente il primo agosto di quest’anno.
Miccoli fa notare che il 6 settembre “Alfasigma ha presentato il proprio piano industriale evidenziando le scelte strategiche tese a sviluppare le potenzialità di crescita della società attraverso lo sviluppo della ricerca, l’incremento della produttività dei siti e l’espansione verso i mercati esteri. Ma al termine della presentazione, l’azienda ha espresso freddamente la necessità di procedere ad una «riorganizzazione» che passerà attraverso la procedura di licenziamento collettivo”. Il deputato condivide “la preoccupazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali”, definendo “inaccettabile che un rilancio aziendale passi attraverso il taglio del costo del lavoro, metodo ormai noto e logoro”. Miccoli chiede al Ministro di “convocare immediatamente le parti, con l’apertura di un tavolo di confronto presso il proprio dicastero, al fine di salvaguardare l’occupazione nel pieno rispetto dell’operazione di rilancio aziendale e di settore”.