Oltre a penne, quaderni e zaini sempre più grandi che nemmeno ad Harvard si vedono, il nuovo anno scolastico porta l’obbligo dei vaccini. In base all’età e quindi al tipo di scuola, ci si deve adeguare con la nuova normativa: da zero a 16 anni tutti gli iscritti devono essere vaccinati. Tutte le vaccinazioni sono gratuite. Responsabili del rispetto dell’obbligo sono i genitori, oppure i tutori o gli adulti che hanno in affidamento il minore.
I 10 VACCINI OBBLIGATORI
I vaccini da inoculare salgono dai quattro già previsti a dieci in tutto, alcuni obbligatori in via permanente ed altri in via temporanea, e riguardano altrettante malattie: poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, che la legge impone per sempre. A queste si aggiungono quelle contro morbillo, rosolia, parotite, varicella. Per queste ultime quattro vaccinazioni, però, l’obbligatorietà vale tre anni sino a diversa successiva valutazione della Sanità pubblica: in futuro, l’obbligo potrebbe essere tolto dal Ministro della Salute. Tocca alle scuole acquisire la documentazione che dimostra il rispetto dell’obbligo vaccinale e devono segnalare alla ASL territoriale di competenza l’eventuale mancata presentazione di questa documentazione. Per comprovare l’effettuazione delle vaccinazioni potrà essere presentata una dichiarazione sostituiva. In caso di esonero, omissione o rinvio delle vaccinazioni, potranno essere presentati uno o più documenti, rilasciati dalle autorità sanitarie competenti
ASILI NIDO E MATERNE. PRIMARIA, MEDIE E OLTRE
Per i bimbi fino a 36 mesi di età, le vaccinazioni sono requisito per essere accolti in asilo nido: ci si può entrare soltanto se mamma e papà dimostrano che le punturine sono state fatte al piccolo. Per il nido e la scuola dell’infanzia, se non viene fornita la documentazione attestante l’adempimento degli obblighi vaccinali, l’iscrizione viene cancellata e il bebè non può entrare. Mentre dalla primaria (le elementari) in poi fino ai 16 anni, si è ammessi anche senza aver fatto i vaccini, che comunque vanno poi fatti – sempre gratis – recuperando a lezioni già partite.
COSA FARE
Per l’iscrizione a scuola occorre presentare, idonea documentazione che comprovi, in base ai casi: l’effettuazione delle vaccinazioni oppure l’omissione o il rinvio della somministrazione del vaccino oppure l’esonero per intervenuta immunizzazione per malattia naturale oppure copia della prenotazione dell’appuntamento presso l’azienda sanitaria locale in attesa che l’Asl somministri il vaccino entro la fine dell’anno scolastico. Si può anche dichiarare con autocertificazione che il figlio è stato vaccinato o si sta per vaccinarlo. Bisognerà poi documentare entro il 10 marzo 2018 l’avvenuta vaccinazione (in sostanza portando a scuola il libretto Asl delle vaccinazioni).
LE SCADENZE
Per l’anno scolastico 2017/2018, quello che sta per iniziare, la documentazione con cui si attesta che si è in regola coi vaccini dovrà essere presentata alle scuole entro il 10 settembre 2017 per i bambini della scuola dell’infanzia e delle sezioni primavera (comprese le scuole private non paritarie), ed entro il 31 ottobre 2017 per tutti gli altri gradi di istruzione. Occorre in pratica presentare il libretto delle vaccinazioni oppure la richiesta di appuntamento per la vaccinazione della Asl. Entro 10 giorni da queste scadenze il dirigente scolastico sarà tenuto a segnalare alla Asl l’eventuale mancata consegna della documen-tazione. Dall’anno scolastico 2019-2020 l’iter avverrà d’ufficio: gli istituti si scambieranno le informazioni direttamente con le Asl, per verificare lo ‘stato vaccinale’ degli studenti, senza ulteriori oneri per le famiglie. Entro il 10 luglio, a chi non risulterà in regola la scuola chiederà di presentare apposita documentazione.
QUANTE PUNTURE?
Sei vaccini possono essere somministrati contestualmente con la cosiddetta ‘vaccinazione esavalente’, una unica iniezione (anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetano, anti-epatite B, anti-pertosse e anti-Haemophilus Influenzae tipo b); gli altri quattro possono essere inoculati in un colpo solo con la cosiddetta vaccinazione quadrivalente (i vaccini anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella). Chi ha già sviluppato da sè l’antigene per qualche malattia (ad es. perché ha avuto la varicella), potrà essere vaccinato con vaccini che non contengono quell’antigene.
LE ECCEZIONI
Non devono essere vaccinati i minori che si sono autoimmunizzati, quelli cioè che hanno contratto la malattia e l’hanno superata naturalmente. È il caso, per esempio, dei bambini che hanno già preso la varicella. Anche coloro che hanno particolari situazioni di salute documentate dal medico di famiglia o dal pediatra della Asl, sono esonerati. Ad esempio, il piccolo con malattia acuta, grave o moderata. In questi casi l’obbligo di vaccinare rimane, ma viene rinviata l’iniezione fino a quando la patologia scompare. Comunque va sempre presentata la documentazione medica che certifica l’immunizzazione o la malattia in corso che motiva il rinvio.
E CHI NON FA I VACCINI?
I genitori, tutori, affidatari di alunni che non risultano vaccinati e che non hanno presentato i documenti che dimostrano di essere in regola, vengono convocati dalla Asl per un colloquio informativo. Se i genitori non vanno all’incontro o se vanno ma poi non fanno vaccinare i figli, l’Asl contesta formalmente l’inadempimento facendo scattare la multa da 100 a 500 euro.
Si prevede un lavoro febbrile presso i centri vaccini, soprattutto nei Consultori familiari: questi importanti presidi per la salute di mamme e bambini e di supporto a coppie e famiglie, per legge dovrebbero essere uno ogni 20mila abitanti, ma sono molti di meno e spesso con risorse sempre più ridotte. Ma lo Stato non sembra essersi post il problema quando ha imposto un altro obbligo per i cittadini, quello di far vaccinare i minori.
Per chi disapplica la legge che prevede un Consultorio ogni 20mila abitanti, come politici e burocrati della Regione Lazio, non sono previste sanzioni.
La puntura fa meno male se il bimbo è allattato al seno mentre il vaccino gli viene iniettato. Lo afferma un’indagine della University of Ottawa (Canada) pubblicata su Cochrane Database of Systematic Reviews.
Inoltre, sempre da zero a 16 anni, sono previste ulteriori quattro vaccinazioni ma solo come precauzione. La legge dice che la regione deve assicurare “l’offerta attiva e gratuita” dell’antimeningococcica B e C, dell’antipneumococcica e dell’anto-rotavirus. Le chiamano vaccinazioni “fortemente raccomandate”: non sono obbligatorie e di conseguenza non vi è alcuna sanzione per chi non le fa somministrare ai propri figli o minori affidati.
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Il fondo de ilCaffè
E un vaccino per la stupidità?
“È morto un cigno nel Turkmenistan!”: questo l’annuncio shock con cui il TG1 apriva addirittura il telegiornale della sera, quello più ascoltato dagli italiani (magari le parole non le ricordo esattamente, ma la notizia suonava così).
Era il 2005 ed eravamo in piena ‘psicosi influenza aviara’: l’Organizzazione Mondiale della Sanità parlava apertamente di pandemia; in Italia nessuno mangiava più uova o pollame, nonostante i politici a caccia di consensi mangiassero frittate in diretta Tv nazionale; il Ministero della salute si affrettava ad acquistare stock di milioni di dosi di un vaccino che la storia classificherà poi come ‘inutile’. A creare ancor più allarme e confusione ci si metteva anche la stampa: così un cigno morto nel Turkmenistan entrava nelle case italiane all’ora di cena, cercando di dimostrare quanto il pericolo fosse imminente. Facebook era ancora poco diffuso, ma esisteva: c’era già il blog di Grillo che seguiva l’argomento col consueto atteggiamento scettico, così come tanti altri siti internet. Col senno di poi possiamo ammettere che l’informazione non ufficiale “anti-emergenza aviaria” risulterà poi molto più affidabile di quella “di Stato”.
E nel 2009 arrivò la replica, passammo dal virus H5N1 dell’aviaria all’H1N1 della “suina”: tg allarmatissimi, niente più salsicce e costolette in tavola, e acquisti mondiali per miliardi di euro di vaccini ‘inutili’, con profitti stratosferici per le case farmaceutiche. Così, come nella favola di Esopo (600 avanti Cristo), a forza di urlare “al lupo, al lupo,…” quando il lupo arriva davvero, nessuno poi ci crede più.
Oggi, discutiamo di “vaccini sì” o “vaccini no”, prendendo posizione come fossimo a una partita di calcio. Anche se il mondo scientifico è tutto schierato a favore delle vaccinazioni, (semmai discussione c’è su quali rendere obbligatori e quali no), bisogna tenere presente la rivoluzione che c’è stata nel mondo dell’informazione rispetto ai tempi di ‘aviaria’ e ‘suina’: le notizie non le diffonde più il TG1, ma internet, dove però anche l’ultimo imbecille può improvvisarsi esperto. Le persone quindi sono ancor più disorientate, non sanno di chi fidarsi. Rimane comunque un diffuso e profondo scetticismo nei confronti dell’informazione ‘ufficiale’, perché quel cigno, nel 2005, entrato nelle case degli italiani all’ora di cena, non ha ucciso nessuno, se non la credibilità di una categoria che invece di informare correttamente, si preoccupa solo di fare da amplificatore al potente di turno.
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