Partiamo dall’inizio. Che cosa avete trovato quando siete entrati in Comune?
Abbiamo trovato un vero disastro. A partire dai conti fino all’organizzazione del personale e della macchina amministrativa. Un totale abbandono. È una situazione che evidentemente viene da lontano, non saprei neanche dire da quando. Invece un politico deve dare una prospettiva, deve programmare, pianificare, deve essere capace di indicare una strada da percorrere. Penso che questo non sia mai stato fatto. Se uno guarda Ardea vede il disordine, in ogni settore. Questo non è altro che il frutto di anni di cattiva amministrazione.
E in cassa avete trovato debiti fuori bilancio per oltre un milione di euro.
Il calcolo tra l’altro non è ancora definitivo perché stiamo facendo una ulteriore ricognizione. Fattostà che il 31 di luglio abbiamo acclarato che non ci sono gli equilibri di bilancio, cioè che il bilancio non è sostenibile. Al disavanzo di 12 milioni, già noto, abbiamo dovuto aggiungere questa ulteriore massa debitoria per cui non era stata prevista una copertura.
A fronte di questa situazione avete scelto comunque di non dichiarare dissesto.
Su questo la correggo. Noi abbiamo dichiarato che non ci sono gli equilibri di bilancio. Questo già evidenzia una situazione di dissesto.
Però il dissesto finanziario è una procedura ufficiale, che voi non avete intrapreso.
Certo. Quello che abbiamo fatto è stato accertare il default, tant’è che i revisori dei conti ci hanno detto che dobbiamo identificare una strada alternativa da percorrere. Ne abbiamo scelta una, che adesso andrà verificata, che è quella del piano di riequilibrio pluriennale in 10 anni. Una possibilità consentita dalla legge agli enti locali che si trovano in difficoltà.
Che cosa prevede?
Bisogna creare un business plan in termini economici, patrimoniali e finanziari, e bisogna dimostrare agli enti controllori, cioè al Ministero dell’Economia e delle Finanze e alla Corte dei Conti regionale, che il Comune è in grado di riportare la bilancia in equilibrio.
Cosa cambia rispetto al dissesto? È previsto un indebitamento con gli enti superiori?
Potrebbe prevederlo. Vengono messe a disposizione delle risorse che possono essere usate a determinate condizioni. Ripeto che questa è una strada in fase di valutazione. Il piano di riequilibrio permette di spalmare i debiti in 10 anni e inoltre l’amministrazione si assume l’onere di gestire la parte debitoria. Col dissesto, invece, continua la macchina amministrativa e politica ma i debiti vengono gestiti da un commissario, come se fosse un liquidatore.
Arriviamo alla nota dolente. Per quanto riguarda le tasse cosa devono aspettarsi i cittadini?
Nel brevissimo periodo niente, dato che le aliquote sono già al massimo. Da subito affronteremo il problema dell’evasione dei tributi. Negli anni in questo senso non è mai stato fatto niente, e questa situazione non è più accettabile. Faremo un lavoro molto serio attivando un ufficio specifico su accertamento e riscossione. Inoltre lavoreremo per rendere il Comune più efficiente e informatizzare le procedure. Consideri che qui gli uffici non si parlano tra loro, non c’è un centralino, non c’è risposta immediata. Queste sono cose di base che dobbiamo sicuramente affrontare nell’immediato e che in futuro potrebbero consentirci di valutare una riduzione delle tariffe.
Passiamo alla cronaca di questi giorni. Secondo lei com’è stato possibile, da parte del commissario, non aver previsto in bilancio le coperture per il trasporto scolastico?
Il problema è che il commissario ha tagliato tutto quello che poteva tagliare. Essendo un organo tecnico aveva l’esigenza di chiudere il bilancio, che non era stato concluso nei tempi giusti dall’amministrazione precedente.
Quando si potrà rivedere questa decisione?
Noi confidiamo di trovare una soluzione per l’anno scolastico 2018/19. Già nel prossimo documento di programmazione, che mi impegno a presentare nei termini, cercheremo di risolvere questo problema.
Ha detto di voler rendere più comprensibile il bilancio dell’ente. Che cosa intende, e a quale fine?
Non vogliamo passare per quelli che hanno la bacchetta magica. Quello che vogliamo fare è cercare di riportare Ardea a una situazione di normalità. È anormale, ad esempio, il fatto che i cittadini non conoscano il bilancio del proprio Comune. Tutti i Comuni normali presentano una relazione sui documenti tecnici. Questo è il primo passo che dobbiamo fare: spiegare gli atti. Pensi che il dirigente l’ultima volta si è stupito di non dover illustrare lui stesso le delibere in consiglio comunale, ma che l’abbia fatto invece l’assessore. Secondo lei è normale che lo faccia l’assessore o deve farlo il dirigente? Un atto politico lo deve presentare l’assessore, invece fino ad oggi l’ha sempre fatto il dirigente.
Vuole dire che i precedenti assessori non conoscevano gli atti?
Non li conoscevano! Questo perché la logica non era quella di trovare assessori competenti, ma di farlo in base alle spartizioni di poltrone. Da quando abito qui – cioè dal 2002 – non ricordo un assessore con competenze specifiche.
Il vostro fine è il bilancio partecipato. Nella pratica di cosa si tratta?
È uno strumento che permette ai cittadini organizzati di decidere come destinare una quota minima del bilancio del Comune. Non sarà un passaggio che avverrà a breve, ma per farlo contiamo di collaborare con comitati di quartiere e associazioni.
In concreto non è che dia molti spazi su cui i cittadini possono influire…
Il bilancio partecipato non può di certo intaccare questioni come il trasporto scolastico o l’assistenza ai disabili, oppure la pianificazione urbanistica. Questi sono temi chiaramente esclusivi dell’amministrazione. Nella mia esperienza concreta ho visto i cittadini lavorare su attività non residuali, che possono impattare sulla comunità, come lo sport, le manifestazioni culturali, il decoro urbano. Ma il fine reale è quello di coinvolgere i cittadini. Il nostro obiettivo è quello di presentare il bilancio alle associazioni e ai comitati anche prima di portarlo in approvazione.
È una riforma globale di ciò che fino ad oggi è accaduto. Finora il bilancio non lo vedevano nemmeno gli amministratori, lo faceva il dirigente che lo presentava quasi a scatola chiusa. Per noi questo sistema va rovesciato: la piramide deve partire dal basso.
Martina Zanchi