È stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti per la morte del 63enne di Albano Laziale Gianfranco Ruggiu, causata – stando alla denuncia dei familiari – dal ritardo nei soccorsi.
Era stata la figlia Valentina Ruggiu a raccontare in una lunga lettera a Repubblica delle sei telefonate disperate al 112, numero unico delle emergenze, alle quali avrebbe risposto la voce registrata invitandola a rimanere “in attesa”. Alla fine i familiari decidono di caricare l’uomo in macchina e di trasportarlo in ospedale (che dista poche centinaia di metri da casa). Ospedale che a sua volta non aveva ambulanze da inviare. Ma al loro arrivo, 25 minuti dopo la prima richiesta di soccorso, i medici dichiarano morto Gianfranco Ruggiu.
Gli atti sono stati trasmessi dai carabinieri alla procura di Velletri guidata da Francesco Prete. Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha disposto l’invio della task force per accertare quanto accaduto ad Albano. Task force formata da esperti dell’Agenas, Carabinieri del Nas e da funzionari del Ministero della Salute.
“Per mio padre forse non avrebbero potuto fare nulla – scrive Valentina Ruggiu a Repubblica –, ma una voce umana mi avrebbe almeno aiutata, guidata, supportata. Ho dovuto caricare mio padre in macchina. Mio fratello ha dovuto guidare con le gambe tremolanti. Alle 3:34 o alle 3:36, quell’ambulanza a noi non serviva più. Eravamo già al pronto soccorso, qualche minuto più tardi ci hanno ufficializzato la morte”.