Albano ha un nuovo parco e intitolato ad una delle personalità che più hanno dato alla città e purtroppo dimenticate: Cesira Angeletti.
Cesira Angeletti, da tutti conosciuta come “ ‘a levatrice”, è stata l’ostetrica che ha fatto nascere oltre 13 mila bambini dal 1920 al 1964, anno in cui ha smesso di lavorare, morendo poco dopo.
Tante le testimonianze raccolte durante l’inaugurazione del parco incastonato fra i palazzoni di Via Fratelli Cervi, in zona Villa Ferrajoli, organizzata dal comitato di quartiere omonimo e in collaborazione con alcune realtà locali come Libera Castelli, Radio Libera Tutti, il Centro Anziani, la Bottega del Commercio Equo e Solidale, l’associazione “Chiara per i bambini del mondo” e la A.N.D.O.S. Tanti hanno ricordato l’impegno civile di Cesira e la sua instancabilità nel far nascere i bambini, persino sotto le bombe di Propaganda Fide.
“Cesira era una donna straordinaria – ricorda il dott. Russo che per tanti anni ha collaborato con la levatrice e poi diventata amica di famiglia – e poche come lei erano in grado di prevedere quando una donna avrebbe partorito”. “Era capace – prosegue – di far nascere anche tre neonati al giorno e sempre con la stessa attenzione, passione, amore per il suo lavoro”.
Negli interventi è stata ripercorsa in lungo e largo la sua storia di vita: nata ad Ariccia, figlia di un maresciallo dei carabinieri, si diplomò in ostetricia, lavorò prima all’Umberto I per poi esserle affidato il distretto di Albano, Pomezia, Ardea. Il suo impegno maggiore l’ha profuso durante la guerra, quando allestì una sala parto assieme ad altre due infermiere, in Vaticano, a Propaganda Fide, nei giorni in cui si impose alla popolazione di evacuare la città, visto il bombardamento imminente. Durante l’attacco, morirono il cognato e il marito. E scherzo del destino, lei perse il suo unico figlio a causa di una complicanza legata al parto.
Aldo Onorati, scrittore albanense, anche lui “raccolto” (fatto nascere, ndr) dalla Angeletti, la ricorda come una donna distinta, d’altri tempi, occhiuta. “La si incontrava a Villa Doria – racconta – e tutti la salutavamo. Era incredibile: si ricordava anche dopo tanti anni dei bambini che aveva fatto nascere”. Cesira non si faceva pagare, chiedeva solo un passaggio presso l’abitazione della gestante e poi andava in un’altra casa, fino a quando vi era necessità.
Il parco a lei intitolato è un piccolo polmone verde, dimenticato fra le costruzioni decennali di Villa Ferrajoli, dove (speriamo) potranno giocare i bambini, quelli che lei tanto amava, e ripararsi dal caldo, soprattutto in queste giornate così afose.
Cesira Angeletti, da tutti conosciuta come “ ‘a levatrice”, è stata l’ostetrica che ha fatto nascere oltre 13 mila bambini dal 1920 al 1964, anno in cui ha smesso di lavorare, morendo poco dopo.
Tante le testimonianze raccolte durante l’inaugurazione del parco incastonato fra i palazzoni di Via Fratelli Cervi, in zona Villa Ferrajoli, organizzata dal comitato di quartiere omonimo e in collaborazione con alcune realtà locali come Libera Castelli, Radio Libera Tutti, il Centro Anziani, la Bottega del Commercio Equo e Solidale, l’associazione “Chiara per i bambini del mondo” e la A.N.D.O.S. Tanti hanno ricordato l’impegno civile di Cesira e la sua instancabilità nel far nascere i bambini, persino sotto le bombe di Propaganda Fide.
“Cesira era una donna straordinaria – ricorda il dott. Russo che per tanti anni ha collaborato con la levatrice e poi diventata amica di famiglia – e poche come lei erano in grado di prevedere quando una donna avrebbe partorito”. “Era capace – prosegue – di far nascere anche tre neonati al giorno e sempre con la stessa attenzione, passione, amore per il suo lavoro”.
Negli interventi è stata ripercorsa in lungo e largo la sua storia di vita: nata ad Ariccia, figlia di un maresciallo dei carabinieri, si diplomò in ostetricia, lavorò prima all’Umberto I per poi esserle affidato il distretto di Albano, Pomezia, Ardea. Il suo impegno maggiore l’ha profuso durante la guerra, quando allestì una sala parto assieme ad altre due infermiere, in Vaticano, a Propaganda Fide, nei giorni in cui si impose alla popolazione di evacuare la città, visto il bombardamento imminente. Durante l’attacco, morirono il cognato e il marito. E scherzo del destino, lei perse il suo unico figlio a causa di una complicanza legata al parto.
Aldo Onorati, scrittore albanense, anche lui “raccolto” (fatto nascere, ndr) dalla Angeletti, la ricorda come una donna distinta, d’altri tempi, occhiuta. “La si incontrava a Villa Doria – racconta – e tutti la salutavamo. Era incredibile: si ricordava anche dopo tanti anni dei bambini che aveva fatto nascere”. Cesira non si faceva pagare, chiedeva solo un passaggio presso l’abitazione della gestante e poi andava in un’altra casa, fino a quando vi era necessità.
Il parco a lei intitolato è un piccolo polmone verde, dimenticato fra le costruzioni decennali di Villa Ferrajoli, dove (speriamo) potranno giocare i bambini, quelli che lei tanto amava, e ripararsi dal caldo, soprattutto in queste giornate così afose.
26/07/2017