Oltre cinque milioni di euro tra beni immobili e disponibilità finanziarie, tra le province di Roma e Latina, sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo di polizia valutaria a 12 persone indagate per truffa aggravata ai danni dello stato. Tra gli indagati figurano soggetti residenti in piccole città in provincia di Roma, Albano Laziale e Gaeta. Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, arriva al termine di un’indagine coordinata dalla procura romana sull’attivazione, tra il 2012 e il 2014, di 21 corsi di formazione professionale ad opera della Confcommercio di Roma e degli enti ad essa collegati, finanziati tramite il fondo For.Te., dedicato alla formazione continua dei lavoratori e alimentato da risorse dell’Inps. L’indagine ha fatto emergere “un quadro di gravi e reiterate irregolarità nella gestione dei contributi pubblici ricevuti”, spiega la Guardia di Finanza in una nota stampa. “Nel dettaglio – si legge – è stata rilevata la presenza, nell’ambito delle spese per corsi di formazione al personale oggetto della rendicontazione necessaria per l’ottenimento dei finanziamenti da parte del fondo For. Te, di cospicue quote di costi in tutto o in parte inesistenti, in quanto poste a giustificazione di attività mai espletate ovvero espletate solo parzialmente”.
Secondo gli inquirenti i corsi di formazione si sarebbero tenuti solo in parte rispetto a quelli dichiarati, e con una lievitazione di costi a fronte di rimborsi spese fittizi e attività mai espletate, ad esempio la selezione dei partecipanti, il monitoraggio delle ore, il tutoring e l’attività amministrativa. “Condividendo le risultanze delle attività investigative condotte dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza su direzione della procura di Roma, è stato pertanto emesso, nei confronti dei vertici pro tempore dell’associazione Confcommercio Roma e delle aziende ad essa correlate, di taluni ruoli apicali nonché di alcuni dipendenti delle stesse, il provvedimento di applicazione di misure cautelari reali in parola, nella forma del sequestro per equivalente e fino a concorrenza dell’ammontare complessivo della truffa contestata, pari a 5.159.804 euro”.