“Torni ben poteva essere oggetto delle ritorsioni di altri e non necessariamente del solo Mirra”. “La partecipazione di Di Costanzo all’agguato mortale non è provata”. “Ci si agita sul piano delle congetture”. Sono queste alcune delle ragioni che hanno spinto la Corte d’Assise d’Appello di Roma a confermare l’assoluzione dei due imputati per l’omicidio di Alessandro Torni e a lasciare così il mistero su quell’esecuzione di nove anni e mezzo fa ad Ardea, ragioni elencate nelle motivazioni della sentenza. In tale documento, però, emergono altri particolari sulle dinamiche criminali lungo il litorale romano, sinora rimasti confinati all’interno delle aule di giustizia, e si apprende così che la vittima, nei mesi precedenti il delitto, avrebbe subito un altro agguato e che per uccidere “Il negro” Mirra avrebbe provato anche a ingaggiare un killer, tanto che anche in secondo grado si è visto confermare tre anni di libertà vigilata, con l’obbligo di recarsi per tre volte a settimana in caserma e di non uscire da casa dalle 22 alle 6.
Torni, 43 anni, di Ardea, detto “Il negro”, venne ucciso il 3 gennaio 2008 sulla Laurentina. Il 43enne, che in passato era stato accusato di essere uno degli uomini implicati nell’omicidio dell’apriliano Mario Guzzon, ucciso e bruciato sulla spiaggia di Ardea nel febbraio 1999, si era appena recato a firmare presso la caserma dei carabinieri di Tor San Lorenzo quando, mentre era alla guida della sua Ford Fiesta, su cui viaggiavano anche il padre e il figlio, venne affiancato da un’altra auto, da cui vennero esplosi due colpi calibro 7.65. “Il negro” morì sul colpo. Finirono accusati Mario Mirra, 58 anni, ritenuto il mandante dell’agguato, e Claudio Di Costanzo, 54 anni, considerato l’esecutore, entrambi della zona. Inizialmente l’inchiesta venne archiviata ma poi, dopo altre indagini compiute dai carabinieri della compagnia di Anzio, il fascicolo venne riaperto dal pm Giuseppe Travaglini. I due vennero così arrestati tra il 2013 e il 2014. Il movente venne individuato nelle tensioni tra Mirra e Torni. Il processo è stato di tipo indiziario. Il pubblico ministero Travaglini aveva chiesto per Mirra e Di Costanzo la condanna all’ergastolo ma, viste le molte contraddizioni emerse e i tanti indizi mai tramutatisi in prove, la Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone nel 2015 aveva assolto entrambi gli imputati per insufficienza di prove, rimettendoli in libertà. Una sentenza confermata per i due, difesi dagli avvocati Oreste Palmieri, Andrea Barbesin e Maurizio Meconi, dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma.
Dalle motivazioni della sentenza emerge che Mirra nutriva profondo rancore per Torni. La relazione tra la sorella di quest’ultimo e lo stesso Mirra non andava e l’imputato avrebbe più volte aggredito la donna. Torni, per difendere la sorella, avrebbe così a sua volta picchiato Mirra, che avrebbe iniziato a minacciarlo di morte. I due si sarebbero poi fatti esposti, querele e denunce reciproche. A metà agosto 2007, inoltre, “Il Negro” avrebbe subito un agguato a Colle Romito, in cui sarebbe stato coinvolto Di Costanzo, episodio su cui gli inquirenti hanno raccolto alcune testimonianze ma che non è mai stato denunciato. E, come riferito da un teste, prima del delitto Mirra avrebbe anche cercato di ingaggiare tale Alfredo Restivo, un sinti, detto “Lo zingaro siciliano”, per “fare del male a Torni”, ma senza riuscire a convincere lo stesso Restivo. Infine, a puntare il dito contro i due imputati, era stato un collaboratore di giustizia, Giovanni Loglisci, che aveva avuto una relazione con la sorella di Di Costanzo. Ma per i giudici appunto tanti indizi e nessuna prova. Non hanno ritenuto neppure sufficiente che Mirra avesse organizzato due agguati contro “Il Negro” per ritenere provato che fosse il mandante del delitto. E Loglisci, ad avviso della Corte d’Assise d’Appello, aveva motivi di risentimento verso i Di Costanzo per essere ritenuto credibile, tanto che è stato condannato per il tentato omicidio del fratello dell’imputato. Mirra, per i giudici, disponeva di un valido movente, ma non basta “a ritenere provato il nuovo mandato omicida”. Tutti assolti e il giallo resta.
Clemente Pistilli