Nelle motivazioni della sentenza ora depositate, il giudice ripercorre la genesi dell’indagine, lo sviluppo, elenca i riscontri trovati alle diverse ipotesi e spiega poi perché ha ritenuto le due maestre responsabili del reato di maltrattamenti. Tutto iniziò nel 2015, quando la squadra mobile raccolse i primi esposti dei genitori dei bambini della scuola per l’infanzia “Manfredini”. Vennero piazzate delle telecamere nascoste nell’aula dove si sospettava avvenissero le violenze e le insegnanti vennero immortalate, con intercettazioni audio-video, mentre maltrattavano verbalmente e fisicamente i piccoli. Per Procida e Borelli, nel febbraio dell’anno scorso, scattò così una misura cautelare e il gip Pierpaolo Bortone le tenne lontane dal lavoro.
Secondo il gup del Tribunale di Latina, le riprese fatte dalla Mobile “ritraggono senza ombra di dubbio le violenze fisiche e psichiche attuate dalle due maestre”. Si vede così Procida che insulta gli alunni, con frasi del tipo: “Sta faccia da scemo”, “Cretino”, “Non capisci, sei tonto? Sei uno zozzo lurido, fai schifo”, “Questo non è una creatura, è un animale”. Ancora: “Sei il principe fetenzia”, “Testa di legno, cuore di stagno, scimunito”. Poi le minacce: “Se non la finite tutti e due vi suono come due campane”, “Mo ti stacco tutte e due le orecchie”, “Fossi figlio a me ti appiccicherei al muro come una fotografia”. E le umiliazioni. Borelli rivolta alla classe, parlando di un alunno: “Bambini… ha fatto la piscia per terra…al pavimento…è balordo”. Una bambina: “Ma dove?”. Borelli: “Al bagno…non l’ha fatta alla tazza, ha pisciato tutto per terra…è vero che fa schifo?”. La piccola prova a giustificare il compagno di scuola: “Ma è piccolo”. La maestra però insiste: “No, no, è balordo, è balordo”. E alla fine anche la bambina si arrende: “E’ balordissimo”. Sempre Borelli verso un altro alunno e sempre rivolta alla classe: “Sfottetelo che è un balordo…balordo c’ha il mocciolo, balordo…vattene a posto va”. Il tutto condito da strattoni, schiaffi, sculacciate.
Per il giudice Campoli il materiale raccolto dagli investigatori è sufficiente a ritenere che i bambini venissero “spesso fatti oggetto di insulti, parolacce, umiliazioni, che per le modalità, il contesto e la sproporzione non possono considerarsi semplici mezzi di correzione”. Comportamenti definiti “dolosi”, portati avanti con “piena coscienza, volontà e consapevolezza”.
Un quadro che alle difese, rappresentate dagli avvocati Oreste Palmieri, Francesco Vasaturo, Renato Archidiacono e Pierluigi Angeloni, non resta che eventualmente tentare di smontare in appello. (Clemente Pistilli)