Libertà confermata. Respinto dalla Cassazione il ricorso del pm, che aveva impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Perugia con cui erano stati annullati gli arresti di un gruppo di romeni, bloccati a Latina e accusati di aver dato vita a un’associazione per delinquere finalizzata a rubare mezzi pesanti in mezza Italia.
Il 28 gennaio scorso, dopo otto mesi di indagini, la Polizia fermò, su ordine della Procura di Terni, Ionita Vasile Seserman, Jacob Dan Iliese, entrambi residenti a Latina, e Ilie Tipa, residente a Lariano. Per i tre era stata ipotizzata la costituzione di un’organizzazione criminale impegnata nei furti di mezzi pesanti, con sopralluoghi in cave, cantieri e depositi di mezza Italia, con tanto di ricorso a strumentazioni tecnologiche per disattivare impianti d’allarme perimetrali e impianti satellitari installati sui mezzi pesanti. Una banda ritenuta responsabile del furto di tir carichi di alluminio presso la ditta Asciutti di Terni, di quelli presso la ditta Nizzi e presso la Cuam, sempre a Terni, e presso la Edilbrizzi, a Grosseto, tra la fine di maggio dell’anno scorso e il 27 gennaio di quest’anno. Sempre secondo per gli inquirenti, la banda per comunicare avrebbe inoltre utilizzato schede telefoniche intestate a prestanome, tra cui uno straniero residente ad Albano Laziale, un indiano residente a Latina, e una donna residente sempre a Latina. Sospettando che i mezzi rubati venissero riciclati grazie a un uomo di Santa Palomba, in provincia di Roma, già noto alle forze dell’ordine, e che gli stessi mezzi rubati sarebbero poi stati portati presso le sedi di una ditta di Santa Palomba, scattarono appunto i fermi, convalidati emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal gip di Latina prima e di Terni poi. Impugnata l’ordinanza i tre, difesi dall’avvocato Oreste Palmieri, sono stati quindi rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame di Perugia, che ha annullato gli arresti. E tale provvedimento è stato ora confermato dalla Cassazione, rigettando il ricorso della pubblica accusa. Alla presunta banda, infine, è stato restituito anche del denaro che gli investigatori avevano sequestrato durante il blitz. Un’inchiesta sempre più in salita. (C.Pis.)