Quello che sembrava un semplice ritardo diventa una questione seria su cui sono in corso indagini da parte della Polizia di Stato. Parliamo dei chioschi sul lungomare di Latina, le otto postazioni comprese tra Capoportiere e Rio Martino rimaste scoperte dalla scorsa estate. Il bando, redatto durante la gestione commissariale dopo la scadenza delle concessioni del 30 settembre 2015, aveva visto la partecipazione di 14 gestori intenzionati ad aprire un’attività sul lungomare per sei estati. Pubblicata la graduatoria definitiva prima della scorsa estate, sono iniziati i problemi: tra ricorsi, carte non in regola e rinunce ad oggi si rischia di iniziare una nuova estate senza chioschi. Nonostante gli appelli, infatti, dopo le due rinunce per motivi personali (il 7 marzo e il 24 aprile) gli unici tre gestori rimasti non si sono presentati a firmare entro il termine che aveva dato il Sindaco (poi prorogato): venerdì 19. Tutto dipende dall’inerzia del primo classificato perché si tratta di una graduatoria a scorrimento: se lui non accetta, cambia la postazione degli altri due.
IL SINDACO IN QUESTURA
A destare sospetti sono state soprattutto le continue rinunce, tanto che il Sindaco si è presentato in Questura per consegnare alcune carte e chiedere che venga fatta luce sulle anomalie. «Già ieri – ha spiegato Coletta dopo aver consultato le forze dell’ordine – in occasione del Consiglio comunale ho invitato sia la maggioranza che la minoranza ad evitare strumentalizzazioni su questa vicenda che, ribadisco, merita approfondimenti riguardo le rinunce pregresse e potenziali da parte degli assegnatari. Auspico che sia fatta presto chiarezza. Qualora fossero accertate oggettive responsabilità avremo la dimostrazione che in questa città è necessario un sempre maggiore impegno per vedere ripristinata la legalità. Ho sentito il dovere di compiere questo passo e ci tengo a ringraziare tutti i consiglieri, anche quelli dell’opposizione, per la solidarietà che mi hanno dimostrato nella seduta dell’assise. Vorrei augurarmi che questo mio gesto possa essere anche un eccesso di zelo che non trovi il temuto riscontro». Bocche cucite su quali siano i sospetti, anche se le ipotesi si sono piano piano diffuse tra la popolazione. Oltre a possibili irregolarità nel bando di gara, sembra che il sospetto sia che ci siano pressioni da parte di alcuni imprenditori che costringano i vincitori del bando a rinunciare alla postazione assegnata.
MINACCE O NON MINACCE?
Per quanto sia stata fatta attenzione a non far uscire una parola di troppo, qualcosa è trapelato. Una consigliera di maggioranza, ad esempio, ha condiviso e poi cancellato sul suo profilo Facebook una pagina creata circa un anno fa dal titolo “Giù le mani dal Topo Beach” chiedendosi se si tratti o meno di sole coincidenze. Che ci siano dei sospetti sulle pressioni verso i vincitori del bando da parte dei gestori del Topo Beach, che dopo essere arrivato quinto al bando ha presentato ricorso, lo confermano a Il Caffè i diretti interessati: «Non possiamo girare per Latina perché la gente ci ferma per strada e ci dice che è colpa nostra se c’è questa situazione sui chioschi – spiega la titolare -. Ci dicono anche che noi minacciamo gli altri vincitori del bando, persone che neanche conosciamo. La verità, invece, è che nel bando di gara si stimavano circa 60mila euro per aprire un chiosco e invece ne servono almeno il doppio da anticipare in meno di un mese, cifra che i vincitori non hanno». La titolare parla anche della pagina che circola su Facebook: «Quella pagina era solo un sentimento popolare, nata dall’affetto delle persone che abbiamo cresciuto con la nostra attività. Non c’è mai stata nessuna minaccia di alcun tipo: le nostre battaglie le stiamo portando avanti solo per vie legali. Abbiamo presentato da subito ricorso perché, a nostro avviso, il bando presenta svariate irregolarità tra cui il fatto che non erano previsti punti per chi per anni aveva già svolto l’attività sul lungomare. Noi siamo stati già beffati dalla sorte – conclude -, invitiamo i gestori che hanno rinunciato a spiegare il perché. Che ci denuncino se abbiamo mai pressato qualcuno».
Bianca Francavilla
Cometa Service, Missile srl e Speedy Break sono gli unici tre gestori che avevano tempo fino a venerdì 19 per firmare l’aggiudicazione della gara e non si sono presentati. Prima di loro, Pellicola Digitale Srl e Renzini Roberto avevano rinunciato per motivi personali. Gli altri che avevano presentato domanda sono stati ritenuti non in regola in base alle clausole del bando redatto durante la gestione commissariale.
Qualora questa situazione si risolvesse, i titolari dei chioschi dovranno acquisire i pareri di Regione, ente parco ed il vincolo paesaggistico. L’ultimo certificato è fornito dal Comune che ha garantito che si muoverà per rilasciarlo nel più breve tempo possibile, aiutando gli imprenditori nelle fasi di richiesta degli altri documenti. Dal momento che si tratta di situazioni analoghe a quelle degli anni precedenti non dovrebbero esserci intoppi troppo grandi. Avuto l’ok definitivo, sarà una scelta degli imprenditori se aprire o meno in questa estate. Per il Comune, infatti, non c’è una scadenza entro la quale aprire i battenti. I titolari delle attività faranno dei conti personali in base al costo necessario per aprire (sul bando di gara si stimano 60mila euro, ma gli imprenditori ne ipotizzano almeno il doppio) e al possibile introito.