“Sapete cosa è successo? Anche io ho ricevuto un avviso di garanzia, ma è già tutto archiviato. Pensate che disastro se mi fossi dimesso per un avviso di garanzia basato su accuse inconsistenti”. Era maggio dell’anno scorso quando il sindaco di Pomezia, Fabio Fucci, scrisse queste parole su un post pubblicato su Facebook, accompagnandole da un video messaggio. Erano arrivati in quel periodo avvisi di garanzia ai sindaci pentastellati di Parma e Livorno, Pizzarotti non era stato ancora espulso e soffiavano venti di bufera sul M5S. Esplose il caso. Il Movimento venne accusato di utilizzare due pesi e due misure, facendo fuori Pizzarotti per aver taciuto dell’avviso di garanzia e lasciando al suo posto Fucci che aveva fatto lo stesso. Quell’archiviazione di cui parlava il sindaco ora è stata annullata e tutto torna nelle mani del gip del Tribunale di Velletri.
La vicenda è quella di una salma che, il 13 gennaio 2014, rimase fuori dal cimitero comunale. L’agenzia funebre “La Migrazione”, di Monica Tartaglia, dopo aver ricevuto dal Comune l’ok a trasportare il defunto per la tumulazione, si trovò i cancelli del cimitero sbarrati. Un’ordinanza di Fucci aveva stabilito che di lunedì la struttura chiudeva alle ore 14. L’agenzia funebre sostenne subito che quel provvedimento era scaduto a fine dicembre dell’anno precedente, ma non ricevette il permesso neppure per far entrare il feretro nel cimitero, tumulandolo poi il giorno dopo. E la salma restò una notte fuori dai cancelli. Tartaglia presentò una denuncia e la Procura della Repubblica di Velletri ha indagato Fucci con le accuse di turbamento di funerale e omissione di atti d’ufficio, a cui si è aggiunta quella di diffamazione per delle dichiarazioni rilasciate dal sindaco sulla stampa in merito alla vicenda. Poi gli inquirenti hanno chiesto l’archiviazione, a cui l’agenzia funebre si è opposta, ottenendo dal gip altre indagini. Infine la seconda richiesta di archiviare tutto, questa volta accolta dal giudice per le indagini preliminari, con decreto del 1 aprile 2016. A maggio 2016 scoppiò il caso, tirato fuori dallo stesso sindaco. In quell’occasione il primo cittadino parlò anche di una denuncia fatta per “finalità politiche”, “spinta da parti politiche avverse”. Per la Cassazione, però, l’archiviazione è stata disposta un po’ troppo in fretta. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso di Tartaglia, l’ha così annullata, rinviando gli atti all’ufficio gip di Velletri. Secondo gli ermellini, visto che la titolare dell’agenzia funebre era tornata ad opporsi all’archiviazione e indicato altre indagini utili da compiere, doveva essere fissata un’udienza per decidere cosa fare o almeno motivare perché l’opposizione sarebbe stata inammissibile, mentre nel decreto vi sarebbero state solo “mere clausole di stile riguardanti l’asserita inidoneità dei temi oggetto della richiesta integrazione probatoria ad incidere in concreto sulle risultanze delle attività investigative”. Il gip di Velletri dovrà così rivalutare il caso e decidere se archiviare o disporre altri accertamenti. Intanto il sindaco resta indagato.
Clemente Pistilli