Cipolloni, originario di Velletri, vittima di un tentativo di omicidio nel 2009 e a sua volta sospettato di altri agguati, finì in una retata del Ros su quella che venne definita la nuova Banda della Magliana, due gruppi che si scontrarono tra i Castelli e la capitale con l’obiettivo di controllare lo spaccio di sostanze stupefacenti nell’area romana. Una vicenda da cui il 35enne uscì assolto, salvo continuare a inanellare altre accuse, tra cui quella di essere al centro di una rete impegnata a far entrare sempre droga e telefonini nel carcere di Velletri, contando anche sulla complicità di qualche agente della polizia penitenziaria.
Ora per lui è arrivata una condanna definitiva per spaccio di hashish, detenzione illecita di armi, tra cui un fucile a canne mozze e ricettazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del 35enne, che aveva impugnato la sentenza emessa il 17 febbraio dell’anno scorso dalla Corte d’Appello di Roma, dove rispetto alla decisione del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Velletri aveva ottenuto solo un po’ di sconto. L’imputato aveva sostenuto che non gli si poteva contestare la detenzione di un’arma clandestina, essendo la matricola della stessa leggibile, seppure solo smontando l’arma e dunque solo in parte, che aveva diritto a vedersi riconoscere che la droga a lui sequestrata era minima e che aveva diritto alle attenuanti generiche, nonostante i precedenti. Tutte argomentazioni che non hanno convinto la Suprema Corte.
Clemente Pistilli