Sforamenti dei veleni anche di quasi 4.000 volte in più rispetto al limite massimo consentito. È uno dei dati shock rilevati nei pressi del rogo di Pomezia. A riferirli è stato il dottor Marco Lupo, direttore generale dell’Arpa Lazio, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Li ha snocciolati a voce nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio in Procura a Velletri anche davanti alla stampa e ai Tg nazionali.
Ecco cosa dice la prima batteria di risultati dei campionamenti effettuati fra il 5 e 6 maggio nel raggio di 200 metri dal luogo del disastro.
Diossine: 77,5 picogrammi al metrocubo, a fronte di un “fondo naturale” di 0,1 picogrammi al metrocubo. Cioè 775 volte in più rispetto al limite consentito. Limite che in sostanza prevede che questi pericolosi inquinanti non vi siano affatto.
Idrocarburi: ne hanno trovati 9,1 nanogrammi per metrocubo. Una quantità clamorosa, se consideriamo che è stata rilevata nel giro di soli due giorni e che il limite massimo è di 1 nanogrammo per metrocubo all’anno, riferito cioè a 365 giorni.
Addirittura per i PCB, ossia i policlorobifenili, altamente nocivi anch’essi per la salute, il dato è di 394 picogrammi per metrocubo rilevati. Significa quasi 4.000 volte in più, o altrimenti detto il 394mila % in più rispetto al limite di 0,1 picogrammi per metrocubo previsto dalla normativa.
Ricordiamo che l’impianto di trattamento rifiuti era gestito dalla Eco Servizi per l’Ambiente srl, subentrata alla Eco X nell’ottobre 2014. Da questa seconda società, l’autorizzazione era stata passata con determina della Regione Lazio all’altra società oggi titolare del sito. «Ma in sostanza c’è una continuità tra le due», ha detto nella conferenza stampa di oggi pomeriggio il Procuratore della Repubblica Francesco Prete, che coordina le indagini sul disastro, affiancato dal sostituto Luigi Paoletti. «Per altri dati sui campionamenti effettuati in luoghi oltre il raggio di 200 metri dal sito incendiato occorrerà un altro po’ di tempo», ha annunciato il direttore dell’Arpa, Lupo.