Ha aperto i battenti lo scorso primo maggio, anche se la sua effettiva entrata in funzione potrebbe essere ritardata di qualche giorno, il nuovo centro d’accoglienza dedicato a quei minori non accompagnati che dovessero arrivare a Latina insieme ai richiedenti asilo. Un fenomeno non nuovo questo: dall’inizio del 2017 sarebbero stati circa 50 i minori accolti nei centri d’accoglienza disseminati per la provincia. Under 18 non identificati correttamente al momento dello sbarco e arrivati in città a bordo dei pullman partiti direttamente dalla Sicilia e coordinati dalla prefettura. Una posizione particolare la loro: secondo la normativa nazionale infatti dovrebbe essere il Comune a prendersi cura di minori non accompagnati rintracciati sul territorio (cosa che avviene settimanalmente e che ha riguardato negli ultimi mesi soprattutto giovani provenienti dall’Egitto) affidandoli ai centri dedicati. Ma questi minori non sono arrivati casualmente nel territorio essendovi stati trasportati insieme alle centinaia di richiedenti asilo che vengono smistati in tutto il Paese dal ministero degli Interni. Visto il loro crescente numero, un’accoglienza fondata sulle sole (e spesso vuote) casse comunali sarebbe diventata presto insostenibile. Di qui la scelta, coordinata ancora una volta dal ministero, di aprire in tutti i capoluoghi impegnati nella prima accoglienza delle “strutture ricettive temporanee della capienza massima di 50 posti letto”. A Latina questa struttura sarebbe stata individuata in un borgo alle porte del capoluogo. Ad oggi i minori non ospitati in casa famiglia sarebbero meno di dieci ma il loro numero potrebbe crescere con gli ulteriori arrivi previsti per tutto il mese di maggio. Secondo quanto esplicitato nell’avviso esplorativo della prefettura il tempo di permanenza all’interno di questi centri sarebbe indefinitamente limitato solo “al tempo strettamente necessario al loro trasferimento in progetti della rete sprar e in centri di accoglienza messi a disposizione dei comuni”. Dato che il progetto Sprar e soprattutto i centri minori in tutto il territorio provinciale sono pieni, il rischio fondato è che questi ragazzi rimangano ospiti della struttura fino al compimento del 18esimo anno di età per poi essere traferiti nei centri per adulti e iniziare le lunghe pratiche per la richiesta d’asilo. Per il servizio d’accoglienza, previsto dal primo maggio al 31 dicembre del 2017, la prefettura prevede di spendere 551.250 euro, che dovranno essere utilizzati per portare a compimento i numeroso servizi di cui dovrà farsi carico la cooperativa gestente (comunque meno gravosi di quelli previsti per le case famiglia). Al minore dovranno essere garantiti il servizio mensa, la mediazione linguistica e culturale, l’orientamento all’apprendimento della lingua italiana, attività ricreative e spazi dedicati. La cooperativa dovrà inoltre supportare le autorità competenti al fine del completamento delle procedure volte all’accertamento dell’età dei minori e per le procedure di affidamento e di nomina dei tutori.
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