Sogni, società pubblica incaricata del cosiddetto “decommissioning”, la dismissione delle centrali nucleari presenti in Italia, è impegnata in un “road show” in varie città italiane dal titolo “La chiusura del ciclo nucleare: le opportunità per la filiera italiana. Dal mercato interno al mercato internazionale”; tuttavia, “nulla nel concreto sta realizzando sui siti italiani – si legge nell’interrogazione –, anzi molti progetti sono fermi senza apparente ragione e la forza lavoro diretta ed indiretta viene drasticamente ridotta, forza lavoro che per SOGIN è sempre il principale tangibile legame socio-economico con il territorio ed i cittadini”.
Eppure, “lo smantellamento degli impianti e la gestione dei materiali nucleari, in vista anche delle future determinazioni sulla localizzazione del deposito nazionale e dei già ingenti oneri economici finanziati dai cittadini con l’applicazione in bolletta elettrica degli alti oneri tariffari A2, rivestono fondamentale importanza per il Paese così come per le realtà locali”. Del “deposito nazionale” non è dato ancora sapere dove sarà il sito, né certezza su tempi di realizzo e costi.
“Per la centrale nucleare di Latina, oltre alle drammatiche azioni di riduzione del personale che coinvolgono anche Nucleco (società controllata da Sogin), ancora risultano essere in stoccaggio temporaneo (presso depositi in affitto in Gran Bretagna e senza apparente possibilità di trattamento) numerosi materiali nucleari che, mandati all’estero per essere trattati, potrebbero ora tornare incredibilmente a Latina senza aver subito nessun processo”.
Nell’interrogazione si chiede “quando e quali concrete strategie ed interventi, a parte le campagne promozionali e mediatiche ritualmente svolte, la Sogin voglia mettere in essere per invertire le attuali condizioni aziendali e permettere che le ingenti risorse finanziarie (costantemente versate dai cittadini e dalle aziende tramite il prelievo tariffario) siano utilizzate per garantire i necessari ritorni ambientali e di sicurezza”.