Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco ha evacuato un palazzo in pieno centro a Marino. L’edificio, sito in piazza San Giovanni a pochi passi dal municipio marinese, è stato sgomberato lo scorso 7 marzo quando gli uomini del 115 ne hanno “interdetto l’accesso sia ai proprietari che a chiunque, a qualunque titolo, occupi gli alloggi in questione”. Il provvedimento è arrivato in seguito ad un nuovo sopralluogo, che ha confermato gli esiti di una prima visita dei Vigili del Fuoco che già il 27 gennaio avevano “constatato l’abbassamento del pavimento”. A dare l’allarme sulle preoccupanti condizioni dell’edificio è stato Marco Onofrio che viveva nel condominio con sua moglie e sua figlia di sette anni. Onofrio rispetto alla situazione ha commentato: «Abbiamo iniziato a sentire alcuni scricchiolii insoliti, provenienti dall’interno delle mura. Dopo i primi sospetti che si potesse trattare di cedimenti strutturali, ne abbiamo avuto certezza notando che il battiscopa si era visibilmente distaccato dal pavimento. Alla luce della preoccupante rivelazione abbiamo immediatamente contattato i Vigili del Fuoco che si sono recati una prima volta in loco per un sopralluogo prescrivendo verifiche strutturali all’intero condominio, le quali hanno dato esiti drammatici: i solai stanno progressivamente cedendo. Per questo motivo abbiamo di nuovo contattato i Vigili del Fuoco, e a quel punto l’evacuazione dello stabile è stata la logica e inevitabile conseguenza. Io e la mia famiglia – ha concluso Onofrio – ci siamo mossi in questo modo anzitutto per una questione di coscienza, a salvaguardia nostra e degli altri condomini: le tragedia vanno prevenute e non compiante! Ora ci sentiamo praticamente “miracolati”, questo palazzo dopo secoli di incuria era a rischio crollo da un momento all’altro». Della situazione si è anche interessato il Comune di Marino attraverso l’assessorato ai Servizi Sociali. L’assessore Barbara Cerro rispetto alla situazione ha specificato: «Come amministrazione ci siamo prodigati per una famiglia che viveva nel palazzo con condizioni economiche critiche e che non aveva una sistemazione alternativa nell’immediato. Un esercente di un bed and breakfast si è messo a disposizione per ospitarli nei primi giorni. In seguito la famiglia ha trovato una nuova sistemazione a prezzi contenuti, grazie anche all’interessamento dell’amministrazione che ha fatto un lavoro di interlocuzione per spiegare la situazione. Si tratta, comunque, di persone già in carico ai nostri Servizi Sociali e inserite all’interno del progetto “Help” volto all’inclusione sociale». Il caso dell’edificio in piazza San Giovanni è venuto a galla, ma quanti altri stabili di vecchia costruzione in condizioni precarie ci sono con persone che vivono all’interno? Un quadro della situazione lo ha fatto l’architetto Edoardo Filippucci: «Tutto il territorio italiano – ha esordito il giovane professionista – è caratterizzato da una moltitudine di piccoli borghi caratterizzati da edifici con più di un secolo di storia. Purtroppo molto spesso sono strutture che portano i segni della loro età e che quasi mai sono stati sottoposti a interventi di manutenzione. Si tratta di strutture in muratura con muri portanti di solito realizzati con pezzame di tufo e malta a base di calce, che dopo cinquant’anni di vita perde la sua consistenza lasciando la tenuta delle pietre al carico che sopportano. I solai di solito sono in legno di castagno con orditure secondarie e pianelle in terracotta. Talvolta si trovano solai in putrelle metalliche e laterizi soprattutto in edifici ricostruiti dopo i conflitti bellici». Filippucci ha poi parlato delle normative che regolano la manutenzione dei centri storici: «Premesso che non esistono leggi che obblighino la manutenzione delle strutture nei centri storici, se non quelle che prescrivono ai proprietari di mantenere le condizioni di sicurezza per gli occupanti e per i terzi. Le normative nel nostro Paese hanno sempre giocato un brutto ruolo, spesso troppo complesse da applicare soprattutto se rapportate a organismi costruiti con regole date dall’esperienza e non con calcoli analitici come avviene oggi. Ciò non toglie che, a mio avviso, una buona parte di responsabilità ricade nella mentalità italiana. Mi spiego meglio: gli esseri umani invecchiano e con gli “acciacchi”, come si dice dalle nostre parti, iniziano ad andare dai medici per intraprendere cure in grado di migliorare il proprio stato fisico. Anche con le nostre autovetture abbiamo imparato a fare tagliandi periodici per controllare il loro stato d’uso e garantirci la sicurezza. Non si capisce per quale motivo quando si parla di immobili tutto ciò non valga. Ora è assai comprensibile che intervenire su un edificio non è cosa né semplice, né economica ma dobbiamo ricordare che i materiali da costruzione non sono eterni e soprattutto non sono costanti nelle loro prestazioni meccaniche. Il legno con l’umidità e il tempo si marcisce, la calce spolvera, il ferro arrugginisce e si deforma, i laterizi si spaccano e infine il terreno si muove in continuazione, soprattutto in zone sismiche come i Castelli Romani». In questi casi chi dovrebbe ma non agisce? Il professionista castellano ha dato una chiave di lettura anche di questo aspetto: «C’è una concorrenza di responsabilità e una sommatoria di errori nella gestione degli edifici in generale ed evidente che i fabbricati più vecchi siano i primi a risentirne. A partire dalla noncuranza dell’utilizzatore che troppo spesso non si è curato di una nuova lesione che si presentava su un muro, passando per lavori interni fatti sempre alla buona senza valutare lo stato complessivo dei fabbricati, sulla scelta di soluzioni tecniche dando priorità all’economicità piuttosto che alla funzionalità. Negli ultimi anni si è proceduto con sgravi fiscali finalizzati all’efficientamento energetico e alla ristrutturazione edilizia. Finalmente anche il governo ha capito che l’emergenza sismica dei nostri territori va affrontata durante i lavori e che vanno incentivati i costi sostenuti per i miglioramenti. Speriamo che il bonus sisma aiuti a dare uno spunto alla sensibilizzazione dei proprietari verso il mantenimento del bene. Solo un nuovo approccio potrà evitare ulteriori crolli come quelli che stanno occupando le cronache dei nostri giornali».
05/04/2017