Per provare che c’è uno sfratto in corso, raccontano gli inquilini, quelle persone hanno consegnato a ognuna delle 15 famiglie un biglietto con il timbro del tribunale di Velletri e la firma di un ufficiale giudiziario. A quelli che non erano in casa è stato lasciato nella cassetta della posta. Così chi lo ha in mano, in un’infuocata assemblea di condominio, ce lo mostra. «Quelli si sono presentati come il proprietario di casa, il suo avvocato e l’ufficiale giudiziario – spiega chi li ha ricevuti – ma non abbiamo avuto la prontezza di chiedere i documenti. Eravamo tutti troppo scioccati». (Aggiornamenti del 27 aprile 2017: apprendiamo che l’ufficiale giudiziario inviato fa parte dell’ufficio notifiche del tribunale di Velletri, ed è stato formalmente incaricato dalla società).
Il biglietto riporta una data: 11 maggio 2017, che stando al documento sarebbe la data a cui è stato rinviato “lo sfratto fissato per oggi” e si paventa l’intervento della forza pubblica. La procedura sembra molto avanzata, eppure tutti gli inquilini, che hanno incaricato degli avvocati e sono seguiti anche da Casapound, giurano e spergiurano di non aver mai ricevuto alcun preavviso: «Anzi! Il Comune di Roma ci ha sempre mandato i bollettini di pagamento dell’affitto. Non sospettavamo niente».
Ma chi è il vero proprietario di quelle case? Tramite una ricerca sul sito del Comune di Roma si scopre che quei 15 appartamenti sono intestati a una ditta che ha sede nella Capitale: la Immobiliare Pavona srl. Dati istituzionali aggiornati al 30 novembre scorso dicono che dal 2001 il Campidoglio ha preso in affitto i locali proprio da questa società, e poi li ha “subaffittati” (ma non è questo il termine esatto) agli assegnatari. A quanto pare però quel contratto è scaduto nel 2012 e da allora la Capitale paga un’indennità di occupazione. L’ultima tranche registrata è di oltre 60mila euro.
Cosa è successo in questi mesi, al momento, è impossibile da ricostruire con certezza. Ed è stato impossibile soprattutto contattare la Immobiliare Pavona, il cui numero telefonico attualmente non è reperibile online e a cui non è possibile inviare una Pec, dato che l’indirizzo indicato risulta non valido e le e-mail tornano indietro.
Ci sono altri aspetti di questa vicenda che restano oscuri e fanno temere per il destino di quelle famiglie, dei bambini e degli anziani che vivono in quel palazzo praticamente da sempre. Il Comune di Pomezia assicura di non essere a conoscenza di questa brutta storia. Ma il Comune di Roma sapeva? Se davvero c’è una procedura di sfratto in corso, come è stato possibile continuare a inviare i bollettini per l’affitto senza avvisare gli inquilini che il tetto sulla loro testa stava piano piano sparendo? Il rischio di una nuova emergenza abitativa è altissimo, il dubbio è su chi avrà il dovere di farsene carico.
Martina Zanchi