Non è passata inosservata la vasta operazione di arricchimento del verde sulle strade di Pomezia che, in queste settimane, si vanno popolando di nuovi alberi e piante ornamentali. Ma secondo l’occhio di un esperto il Comune sta commettendo una serie di errori le cui conseguenze potrebbero diventare problematiche per la vita della città. A inviarci un contributo è il dottor Giuliano Russini, botanico, membro dell’ordine nazionale dei biologi, che ci ha spiegato quali sono a suo parere le scelte sbagliate nella gestione del verde pubblico di Pomezia.
«Il problema è che l’amministrazione, l’assessore all’ambiente, i loro tecnici, persistono nel voler utilizzare essenze errate in un contesto urbano, come dichiarato anche dalla Società Botanica Italiana (SBI) e Società Italiana di Ecologia Vegetale», spiega Russini. In particolare sarebbe totalmente sbagliata la scelta del prunus, del pyrus e del ligustrum. Quegli alberi che, per intenderci, hanno una bella fioritura ma producono frutti che causano “effetti collaterali” molto fastidiosi per i cittadini. «Alcune specie del genus prunus, come il prunus avium, all’atto della fruttificazione (questo vale anche per le specie e varietà del genus ligustrum, belle nel fogliame, modesta la fioritura), producono drupe eduli per gli uccelli (…) ma questi frutti però, rimangono un tempo limitato (pochi minuti), nell’intestino del voltatile, per essere espulsi solo parzialmente digeriti (…) andando ad imbrattare in maniera quasi irreversibile macchine parcheggiate sotto l’albero, persone che passano e, pavimentazione (…) comportando problemi anche a camminare, formando un pavimento colloso, oltre che sporco».
Quali piante sarebbe meglio scegliere per il contesto urbano? «Non si chiede certamente, come all’Eur, la presenza dei favolosi ciliegi giapponesi Sakura, che vennero donati dal Giappone, per il gemellaggio della città eterna con Tokyo. Ma ad esempio, mettere a dimora cipressi, alberi molto robusti, stabili nell’apparato radicale verticale/ancorante, profondo, che non danneggia la strada (oggi è disponibile in vivaio, anche le varietà selezionata, resistente al cancro), o le magnificenti magnolie, che producono un fiore così bello quanto primitivo e profumato (il fiore preistorico delle angiosperme da cui si sono formati tutti gli altri, nell’era Mesozoica periodo Cretacico), un miracolo della natura e di bellezza e, non possiedono gli effetti collaterali precedentemente descritti, sarebbe un’azione botanicamente corretta». «Si potrebbe continuare con le palme del genus Woshingtonia – continua il botanico – dotate di resistenza spontanea e naturale, al punteruolo rosso».
Ma il problema è anche nella potatura di alcuni alberi, ad esempio i pini marittimi del centro di Pomezia. «Vorrei capire chi addestra il personale della ditta del verde a potare, mi riferisco a un esemplare di Pino domestico, comune, italico, presente vicino il campo sportivo della parrocchia di San Benedetto, sulla strada che porta all’incrocio con via Filippo Re (nelle foto in galleria, ndr) È chiaramente una potatura “ERRATA”, hanno formato la classica struttura a “vela” che, per eccellenza, innesca nell’albero una risposta di deposizione distrofica di nuovo legno, sul lato della chioma alleggerita, in quanto cerca di mantenersi in equilibrio nella nuova situazione dinamico-strutturale, in cui si è venuto a trovare, questo comporta una “torsione” curvatura del tronco, verso il lato senza più chioma, rendendolo ancora più instabile di quello che già è. Avrebbero dovuto potare a corona, intorno la chioma – spiega – soprattutto per un albero in queste condizioni, garantendo una condizione d’equilibrio». Insomma, una potatura errata che rischierebbe anche di mettere in pericolo le cose e le persone. L’ufficio ambiente è stato decisamente rimandato a settembre.